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Terra Moretti

«Costruzioni, vini e ospitalità. Sosteniamo l'eccellenza italiana. E l'Arena è un esempio perfetto»

Arte e business. Il patron della holding Vittorio Moretti
Arte e business. Il patron della holding Vittorio Moretti
Arte e business. Il patron della holding Vittorio Moretti
Arte e business. Il patron della holding Vittorio Moretti

«Investire, partendo da ciò che offre la terra, per dare radici al futuro». Questo lo spirito che da oltre cinquant'anni guida il gruppo aziendale Terra Moretti, fondato nel 1967 dall'imprenditore Vittorio Moretti, e oggi attivo nei rami dell'edilizia industrializzata, dell'ospitalità e della produzione vitivinicola, con 800 dipendenti che operano tra Franciacorta, Toscana e Sardegna. «Uno spirito che ci avvicina molto al progetto di Fondazione Arena e Gruppo Athesis, il quale, con le "67 colonne per l'Arena" ha mostrato di avere a cuore le sorti dell'impresa culturale del proprio territorio, che in realtà vanno ben oltre la dimensione locale, in quanto l'Opera e gli spettacoli in Arena, sono da sempre un'attrazione per tutto il mondo», osserva Moretti, patron della holding bresciana con sede a Erbusco, in Franciacorta, che aderisce alla membership per la prima volta. «Proprio come la nostra famiglia, la Fondazione guidata dalla sovrintendente Cecilia Gasdia, ha pensato di investire partendo - o meglio, ripartendo - da ciò che offriva il territorio, per dare radici al proprio futuro. Chiamando accanto a sé quanti, nel tempo, pezzetto dopo pezzetto, con il proprio saper fare e spirito imprenditoriale, hanno "costruito" l'economia veronese. Fatta di tanti tasselli di cui l'Arena rappresenta, anche per ragioni d'età, davvero la prima pietra».

La vostra "prima pietra", invece, qual è stata?
Tutto inizia nel 1967, quando decido di trasformare la mia grande passione del "costruire", in un progetto concreto: Moretti Industria delle Costruzioni. Ma le passioni non vengono mai da sole. Quella per i vini ispira, dieci anni dopo, anche la nascita di una cantina (Bellavista) in Franciacorta, seguita, nel 1993, dall'Albereta, nostro primo progetto di ospitalità, pensato per essere al servizio della cantina Bellavista e della Franciacorta, attraverso un'offerta eccellente quale solo una struttura della catena dei Relais & Chateaux poteva offrire. Avevamo raggiunto vette inaspettate dal punto di vista della reputazione dei vini e l'accoglienza non poteva essere da meno. Per questo ho chiamato a dirigere la cucina Gualtiero Marchesi, cui dobbiamo tutti molto, perché ha fatto conoscere la Franciacorta a tutto il mondo. Seguono una seconda cantina (Contadi Castaldi) e altre tenute vitivinicole in Toscana e Sardegna, fino alla creazione di una holding che guida la crescita del gruppo, incoraggiando ogni attività a raggiungere il massimo del proprio potenziale espressivo.

Quello areniano non è il primo monumento culturale che avete a cuore?
Esatto, perché nel 2018 iniziamo a dedicarci alla valorizzazione dello storico Convento dell'Annunciata in Franciacorta. Un luogo unico e straordinario che abbiamo nel cuore perché dalle sue vigne produciamo sin dal 1991 due vini fermi, fra cui un rosso dedicato all'amico Gianni Brera, che è stato presidente del nostro Premio giornalistico Bellavista, tramite il quale abbiamo cercato di valorizzare la Franciacorta, allora poco conosciuta. Su questo Convento, dopo che i Frati ce lo hanno interamente affidato per 10 anni, abbiamo stabilito la sede della Fondazione Vittorio e Mariella Moretti, nata per promuovere e trasmettere alle nuove generazioni gli ideali fondativi del gruppo e i valori che caratterizzano l'identità di un territorio. Oggi il Convento apre le porte ai visitatori per un viaggio inedito che unisce l'interesse artistico a quello storico ed enologico. Di recente abbiamo messo a disposizione le 11 celle dei monaci, trasformate in accoglienti camere, e l'intera struttura agisce nell'interesse di un pubblico nuovo.

Cosa significa per voi, ora, far parte anche delle 67 Colonne per l'Arena?
Significa innanzitutto allargare gli orizzonti e pensare in modo sinergico. Uno straniero che viene in Franciacorta, poniamo un americano, è abituato alle grandi distanze e non fa certo differenze di confini tra due territori che i sono vicini, e non solo a livello geografico, ma anche storico. L'Arena è parte della nostra storia e della nostra cultura, ma è anche emblema del nostro modo di stare insieme per assistere a grandi spettacoli che ci regalano emozioni e ci fanno crescere. E questo è il vero patrimonio intangibile che si chiama Italia e che deve essere sempre più sentito come patrimonio comune se vogliamo che il nostro Paese sia sempre più rispettato e considerato nel mondo. Come imprenditore, far parte delle 67 Colonne significa impegnarsi a sostenere un bene unico e con esso la creatività degli artisti italiani. Inoltre è un gesto di stima e affetto per un'amica, Cecilia Gasdia, che negli anni '80 ha spesso allietato con la sua voce le serate di gala del Premio Bellavista. Un sì a tutto ciò che di più bello c'è nella vita.

C'è appena stata 'edizione del Centenario...
Ci siamo sentiti coinvolti nei suoi ideali e, insieme ad altri imprenditori, ci siamo sentiti parte di un grande visione che è in grado di ispirare anche i nostri percorsi perché ci siamo riconosciuti tutti nel coraggio di tenere fede ad un sogno e di renderlo concreto.

La sua/vostra prima volta in Arena?
È stato per assistere a una spettacolare "Carmen", il nome che io e mia moglie Mariella abbiamo scelto per la nostra primogenita e per la nostra prima barca.

Francesca Saglimbeni

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