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Cereser Marmi

«Chi assiste a un’opera areniana vive un’esperienza indimenticabile. Un biglietto da visita per l’estero»

Domenico Cereser
Domenico Cereser
Domenico Cereser
Domenico Cereser

Fondata nel 1965 a Domegliara da Gianluigi Cereser, dedito a lavorati in marmo finiti destinati prettamente al mercato tedesco, la Cereser Marmi, attualmente guidata dal figlio Domenico, si è via via emancipata dal distretto produttivo locale, prima andando in avanscoperta nelle cave di pietra naturale più pregiate al mondo dove è arrivata a selezionare fino a 500 tipologie di marmi, graniti, quarziti, onici e travertini, poi guadagnandosi un posto di tutto rispetto in ben 35 mercati internazionali (Usa ed Emirati Arabi compresi), dove i suoi innovativi materiali subiscono un’ulteriore trasformazione per divenire prodotti finiti da impiegare nel mondo dell’architettura e del design. Ecco che la pietra naturale diventa, a prescindere dalla bandiera, un emblema di eccellenza in grado di unire sotto lo stesso cielo diverse culture e tendenze. Un po’ come, da oltre cento anni, avviene all’ombra dell’anfiteatro, costruito interamente con materiali lapidei del territorio. Tra le suggestioni che hanno mosso Domenico Cereser ad aderire alle «67 colonne per l’Arena» c’è anche questa sorta di immedesimazione. «Ogni manufatto in pietra naturale desta in me interesse, per la bellezza del materiale, la sua unicità e resistenza nel tempo. Ma se ho sposato il progetto di Fondazione Arena e Gruppo Athesis, è soprattutto perché vi ho trovato davvero un’iniziativa pregevole», dice l’imprenditore, che guida l’azienda nel frattempo trasferitasi a Rivoli Veronese, dove si procede al taglio dei monoliti provenienti essenzialmente dall’estero, che poi passeranno ai marmisti per gli ulteriori step di lavorazione.

Che opportunità le ha offerto il diventare una colonna dell’Arena?
Il progetto ha offerto ai suoi sostenitori diverse opportunità. Per quanto mi riguarda ho, innanzitutto, potuto accogliere la mia clientela, giunta da alcuni dei numerosi Paesi che acquistano i nostri prodotti, in maniera del tutto nuova, dando cioè loro la possibilità di assistere a una recita areniana e far loro vivere un’esperienza che lascerà un ricordo della nostra città indelebile. E questo, grazie ai benefit appositamente erogati dalla fondazione lirica. E aggiungo che, inoltre, operazioni di incoming di questo genere, non solo fanno bene al business aziendale, ma consentono una più estesa promozione del territorio medesimo. In quanto, il cliente che viene fino a Rivoli per incontrare il suo fornitore e vedere uno spettacolo in Arena, ha modo di conoscere anche l’hinterland veronese, dalla terra di Valpolicella al lago di Garda, e innamorarsi ulteriormente della nostra provincia. Dove sicuramente tornerà.

Forse è proprio questa la carta vincente del progetto…
Sì, e credo che le stesse orme dovrebbero essere ricalcate anche da altre realtà culturali. Oggi per fare impresa della cultura, o meglio, per fare della Cultura una vera impresa, occorre una visione come quella mostrata da Fondazione Arena. Occorrano proposte capaci di creare una offerta appetibile, che oltre alla specifica proposta culturale, sappia promuovere tutto il territorio e le sue eccellenze. Ma anche affascinare maggiormente il visitatore/spettatore, facendolo entrare nel suo dietro le quinte. Tramite il suo progetto la fondazione lirica ha ad esempio permesso a tutti noi partner di capire meglio cosa sta dietro una messa in scena.

Qualche esempio?
Quando è stato presentato il programma del centenario, a me personalmente è stato parecchio utile vedere da vicino come le maestranze preparano l'allestimento. C’è una macchina organizzativa che dal di fuori non si può percepire. Far vivere noi imprenditori tale esperienza è già di per sé creare cultura. Stessa cosa è successo con la cena sul palco del Filarmonico, un momento particolare e affascinante.

Potremmo paragonare tutto ciò al back stage di un’azienda del marmo?
Indubbiamente dietro il prodotto finito c'è, almeno per la Cereser, un percorso che arriva anche fino a 6 - 7 mesi. Si parte dalla cava d’estrazione, dove l'uomo investe tempo e conoscenza, seguito dal trasporto dei blocchi tramite navi, che una volta arrivati nelle nostre sedi incontrano la fase del taglio e di lavorazione della superficie. Direi che anche questo è un processo capace di generare emozioni. 

Il vostro showroom è stato inoltre scelto come set cinematografico...
Una grande soddisfazione. Si tratta di una produzione di Rai film, diretta da Mimmo Verdesca, la cui trama si intreccia con il settore lapideo, e per la quale il regista ha scelto personalmente i nostri spazi di Rivoli. L’azienda fa da sfondo a diverse scene, ma oltre a mettere a disposizione i locali, il mio impegno si è attivamente concretizzato anche nella consulenza tecnica. Cereser ha così aperto la pista al coinvolgimento del distretto veronese nel mondo del cinema. Il film, intitolato «Per il mio bene» - prodotto da Rodeo Drive con Rai Cinema - esplora da vicino la pietra naturale, permettendole di farsi conoscere dal grande pubblico.

Quali opere ha più gradito nell’edizione 2023?
Ho assistito all’interessante Aida diretta da Stefano Poda, che nonostante le critiche a me è piaciuta. Così come mi ha impressionato la più tradizionale Madama Butterfly, che ho visto per la prima volta in occasione del centenario del festival lirico.

Francesca Saglimbeni

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