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INTERVISTA PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA

Alberto De Togni: «L'Arena è di tutti. Anche l'agricoltura sostiene la cultura»

Una passione di famiglia Alberto De Togni di Confagricoltura
Una passione di famiglia Alberto De Togni di Confagricoltura
Una passione di famiglia Alberto De Togni di Confagricoltura
Una passione di famiglia Alberto De Togni di Confagricoltura

«Mia madre era insegnante di musica e grandissima appassionata di lirica. Perciò io, fin da bambino, la accompagnavo a vedere le opere in Arena durante le stagioni liriche. Quindi il mio è un legame di lunga data, perché praticamente sono ormai cinquant’anni che vado in Arena a vedere le opere». Alberto De Togni ha «un’affezione particolare» con l’Arena, racconta, «perché il nostro anfiteatro è legato alla mia infanzia e alla mia giovinezza». In quel legame il presidente di Confagricoltura Verona ha voluto coinvolgere tutta l’associazione che guida nel progetto delle 67 Colonne.

Eppure, presidente, quello di Confagricoltura sembra un mondo molto lontano dall’Arena...
Il progetto sembra distante dal nostro mondo, ma in realtà non lo è. L’Arena è il catalizzatore principale per il turismo della città e della provincia, unitamente al lago di Garda e alle altre bellezze che abbiamo sul territorio. Sostenendo l’Arena, sosteniamo il turismo a Verona. Il turista, che è solitamente un fruitore di opere d’arte e di cultura in generale, risiede sul territorio per uno o più giorni e durante questo soggiorno ha modo di apprezzare tutte le meraviglie enogastronomiche di cui è ricco il nostro territorio. Ricordo che Verona è la prima provincia agricola del Veneto e tra le prime tre d’Italia, con una quantità enorme di prodotti dop e igp, che sono universalmente apprezzati. Sostenendo l’Arena e il turismo, indirettamente sosteniamo noi stessi, cioè i produttori di queste eccellenze agroalimentari.

Quali sono state le reazioni da parte dei vostri associati?
Assolutamente positive. C’è stato un ottimo riscontro alla nostra adesione al progetto 67 Colonne per il rilancio dell’Arena proprio per le motivazioni che ho espresso: il sostegno al turismo e quindi a tutta la realtà agroalimentare locale.

Sia in occasione della prima edizione delle 67 Colonne sia, quest’anno, con la seconda, ha partecipato un numero di aziende e associazioni superiore alle aspettative: come si spiega un simile attaccamento da parte della città?
Le motivazioni che hanno spinto Confagricoltura ad aderire al progetto credo valgano per tutte le altre associazioni di categoria e le aziende leader del nostro territorio. Un sostegno all’Arena, che è il cuore, l’anima e il motore di tutta la provincia, e quindi all’economia. Tutelare questa ricchezza è un dovere per gli imprenditori.

Crede che vadano ulteriormente sostenute e spinte partnership analoghe tra pubblico e privato per la tutela del patrimonio artistico e culturale del territorio?
Sì, assolutamente. Noi siamo convinti che tutte queste iniziative, che possono essere introdotte per il sostegno di attività rappresentative del nostro territorio, vadano incoraggiate e sostenute, anche quando sono private. Il metodo che è stato adottato in questa iniziativa per L’Arena è validissimo e credo che, se ci sarà necessità, dovremo ripeterlo anche in altre occasioni.

Il progetto delle 67 colonne è nato in un periodo complesso, proseguito poi con continue emergenze negli ultimi due anni. L’emergenza è anche climatica, che periodo è questo per il vostro settore?
È un periodo di grande sofferenza. Arriviamo da un’annata agricola fortemente condizionata dalla siccità e da temperature elevatissime, di cui hanno risentito in modo particolare le produzioni frutticole: il caldo ha frenato la maturazione e perciò la qualità è stata bassa, con quotazioni insoddisfacenti. Conseguenze negative anche per i seminativi, con gravi perdite di raccolto per il mais e la soia. La siccità sta diventando davvero un problema permanente, dato l’andamento climatico degli ultimi anni. Abbiamo già parziali risposte dalle tecnologie più avanzate per cercare di gestire gli eventi imprevedibili, ma la strada è ancora lunga. Dovremo sempre più puntare su strumenti innovativi come app, big data, sensori, immagini satellitari e droni, che potranno rendere le coltivazioni italiane più adatte al clima che cambia.

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