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Stasera in «Notre Dame»

Giò Di Tonno:
«Quasimodo mi ha
reso più umano»

Giò Di Tonno, Quasimodo in "Notre Dame"
Giò Di Tonno, Quasimodo in "Notre Dame"
L'Arena Live - Intervista a Giò Di Tonno

Oggi alle 21, per la quarta serata di seguito, in Arena ci sarà «Notre Dame de Paris», l’opera pop con musiche di Riccardo Cocciante e testi trasposti in italiano da Pasquale Panella. A interpretare la zingara Esmeralda, l’argentina (ma con nonni veneti) Lola Ponce. Il gobbo Quasimodo è - ancora una volta, nel cast originale voluto da Cocciante - il cantautore Giò Di Tonno, sempre più nella parte.

Giò, le quattro date in Arena hanno fatto registrare il tutto esaurito. Vi aspettavate una risposta così da parte del pubblico?

Un po’ sì, lo ammettiamo. Ma la magia che si rinnova ogni sera, quella ci sorprende sempre. L’unico dubbio riguardava noi del cast: ce l’avremmo fatta, fisicamente e vocalmente? Si tratta di uno spettacolo che ci impegna molto. Ma sul pubblico no; non avevamo dubbi.

Cosa le ha dato Quasimodo, in tutti questi anni?

Ogni volta che si interpreta un personaggio, ci si porta dentro qualcosa; è naturale, visto che si imparano parole e gesti. Nel Quasimodo 2016 ho messo qualcosa di più, frutto di 15 anni di esperienza. E spero che tutto questo tempo mi sia servito per interpretarlo in maniera più convincente. Cosa mi ha dato lui? A parte la sua dolcezza - può sembrare una frase fatta ma non lo è - Quasimodo immagino mi abbia aiutato a diventare una persona migliore. Essere lui, sera dopo sera, significa rispettare anche le persone che come lui vivono da emarginati. Mi ha fatto capire di più l’animo umano.

E con Lola Ponce? Com’è il rapporto sul palco?

Come me, Lola è maturata artisticamente e umanamente. Ed è stato bello ritrovarsi con vite diverse. Migliorate. Abbiamo messo su famiglia: io ho un bimbo, lei due bambine. La vita ha preso un senso profondo, quando metti radici. Come siamo sul palco? Basta guardarci. Non c’è mai stato nulla tra noi, dal punto di vista sentimentale. Tante persone ci hanno chiesto: ma tra voi non c’è mai stato nulla? La risposta è no, e questo credo abbia dato forza al nostro rapporto artistico, senza quelle piccole deviazioni che succedono, in questo mestiere. Sul palco facciamo quello che ci viene più facile: cantare, trovarci con lo sguardo e aiutarci. Notre Dame è uno show complesso: quando qualcuno è sotto tono - e succede non solo con Lola, ma anche con altri colleghi - ci si guarda e ci si sprona. Per noi stessi e per la longevità di questo spettacolo è fondamentale aiutarsi.

Mai innestato, come dire, il pilota automatico, viste tutte le repliche?

Il pericolo c’è - e lo dico dopo oltre 680 rappresentazioni. Ci aiuta il pubblico, sempre attento, sempre appassionato. E poi ci sono show fortunati, dei quali non ti stanchi mai. A me non annoia mai, Notre Dame.

Giulio Brusati

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