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«Ho provato ad arrivare in fondo ma ero...morto»

Giovanni Lonardi
Giovanni Lonardi
Giovanni Lonardi
Giovanni Lonardi

Il suo Giro d’Italia si è concluso lungo la prima salita della tappa valdostana con arrivo a Courmayeur: Giovanni Lonardi (Nippo Faizané) può, comunque, essere soddisfatto di quanto fatto all’esordio nella corsa rosa. È entrato due volte nella «top ten», 9° a Terracina, sotto la pioggia (1° Ackermann) e 8° a Modena (1° Demare), si è piazzato 13° a Orbetello (1° Gaviria dopo il declassamento di Viviani) e 14° a Novi Ligure (1° Ewan). Il direttore di Tuttobiciweb ha dato un bel 7 al 22enne atleta di Marano di Valpolicella «Per lui», spiega Pier Augusto Stagi, «un battesimo rosa di tutto rispetto. Ha fatto vedere cose molto interessanti, il giovanotto va preservato e fatto crescere con giudizio, ma c’è». Lonardi, partiamo dal ritiro. «Non era un obiettivo spingere per forza e arrivare sino in fondo. Ci ho provato, sicuramente, ma ho avuto una giornata storta, ero come… morto». Soddisfatto dei piazzamenti? «Quando sei lì, vorresti sempre fare meglio, anche al cospetto dei tanti campioni delle volate che c’erano. Ci ho provato». Da solo? «Lobato mi ha aiutato un po’, ma fare gli ultimi due-tre chilometri è dura, da solo, alla ricerca di una buona ruota. Tra l’altro avevo preso la ruota di Viviani a Frascati, il giorno in cui lui non ha fatto la volata». Come è stata questa prima esperienza? «Quando sono lanciati, a oltre 70 all’ora, gli altri vanno proprio forte e non è facile contrastare quei treni. Bisognava saltare da una ruota all’altra, ma poi ci vuole gamba». Chi l’ha impressionato di più? «Ackermann, prima di cadere, per me era il più forte con, in più, una buona squadra a sostegno. Era dura batterlo». Qual è lo stato d’animo? «La squadra è contenta, lo sono anch’io. Mi spiace, è chiaro, non essere all’arrivo finale a Verona, ma non sono disperato». Si era presentato al via senza una preparazione specifica. «È così. Non dico che la convocazione sia arrivata all’ultimo minuto, ma in tre settimane non si poteva fare di più. In un Giro bisogna essere al 110 per cento sempre per poter starci». Ha cominciato a correre in gennaio: quando staccherà? «In giugno farò ancora qualche corsa, chiudendo con il campionato italiano il 30. Poi, finalmente, a luglio potrò rifiatare, andare in altura e preparare la seconda parte della stagione». Cosa le è rimasto dentro del Giro? «La tantissima gente che segue la corsa, ogni giorno. Non ero abituato a vedere così tanta passione e affetto per noi corridori». •

R.P.

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