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«Abbandono» il cortometraggio girato a distanza durante il lockdown

Edoardo De Luca in Abbandono
Edoardo De Luca in Abbandono
Abbandono

Può l’isolamento, il lockdown, uccidere l’arte? La risposta è un perentorio “no” detto da un gruppo di nove giovani attori che hanno deciso, su un’idea di Emanuele Zanfretta, di contribuire al meglio delle proprie possibilità recitando e filmandosi con il proprio smartphone per dimostrare che la volontà di fare supera la mancanza di mezzi e le restrizioni imposte dal rischio epidemia di Covid-19.

 

Così da spezzoni girati in casa da ognuno per proprio conto è nato «Abbandono», un cortometraggio diretto dal videomaker Edoardo De Luca, che è autore, regista, sceneggiatore e attore, Simone Cunego, direttore della fotografia, Riccardo Galla che ha composto l’intera colonna sonora.

 

«Non è stato facile immaginare un film in cui non ci fossero dialoghi, impediti dalla lontananza. Altri ci hanno provato con la musica, ma con il video ci sono tanti problemi in più», riconosce De Luca, laureatosi a Padova lo scorso dicembre in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo e pluripremiato già da studente per diversi cortometraggi ammessi a concorsi internazionali. Il difficile è stato creare un prodotto che alla fine non sembri una giustapposizione di spezzoni diversi ma unitario. A questo ha contribuito molto il bilanciamento degli audio di nove strumenti di ripresa diversi e la scelta del bianco e nero che appiattisce tutto, rendendo meno evidenti le differenze.

 

«Quale situazione meglio dell’abbandono descrive un periodo come questo?», si chiede il regista nella presentazione, «Artisti, attori, registi, compositori, tecnici sono separati, non possono lavorare insieme, ma il cinema è gioco di squadra e allora presentiamo un corto con ognuno a casa propria che parli della vera essenza dell’abbandono, fatta di solitudine, menzogne, separazioni. Questo corto travalica la difficoltà della lontananza e della mancanza di mezzi, perché l’arte trova sempre un modo, l’arte non si ferma quando ha un sogno». 

Vittorio Zambaldo

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