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L’ARCA MINACCIATA

Sos dal Parco Natura Viva
«Un tesoro ora a rischio»

Cesare Avesani tra alcuni degli animali del Parco Natura VivaAvesani con un rinoceronte ospitato nel Parco
Cesare Avesani tra alcuni degli animali del Parco Natura VivaAvesani con un rinoceronte ospitato nel Parco
Cesare Avesani tra alcuni degli animali del Parco Natura VivaAvesani con un rinoceronte ospitato nel Parco
Cesare Avesani tra alcuni degli animali del Parco Natura VivaAvesani con un rinoceronte ospitato nel Parco

C’è un pezzo del nostro pianeta, 1200 animali appartenenti a 250 specie al Parco Natura Viva di Bussolengo, che a causa delle misure prese per il contenimento del Coronavirus rischia di sparire. L’urgenza è salvare una popolazione variegata, composta da ippopotami, fenicotteri, tigri e armadilli, un patrimonio unico e che finora è stato curato ed alimentato, ma la cui sopravvivenza non è scontata. Poi occorre pensare all’attività turistica che ruota attorno al parco e che genera posti di lavoro e ricchezza per il territorio. L’allarme arriva dal direttore scientifico Cesare Avesani Zaborra, che ha diligentemente provveduto a chiudere la struttura il 10 marzo, come previsto dalle disposizioni del Governo. Da allora però c’è stato bisogno di alimentare e curare gli animali. E di pagare lo stipendio agli oltre 40 addetti, compresi veterinari e responsabili del benessere animale, che hanno continuato a rimanere in attività. Questo senza ricevere nessun aiuto se non donazioni da parte di privati.

 

«Eppure», racconta Avesani, «gli animali che vivono nella nostra struttura non sono di proprietà. Alcuni sono esito di confisca da parte dello Stato e altri vengono cresciuti qui come previsto dalla collaborazione con il network europeo Eaza Eep (European endangered species programme, ndr) per l’allevamento in ambiente controllato». Finora il parco, pur cercando di risparmiare al centesimo, ha speso circa 13mila euro al giorno. Da sette mesi è chiuso. Se riaprirà saranno tante e tali le misure anticontagio da adottare, che occorrerà fare i conti attentamente sulla possibilità di mantenere l’equilibrio finanziario tra entrate previste e spese, in salita, da sostenere, per assicurare la fruizione dei visitatori in sicurezza.

 

«In queste ore, dopo l’ultimo decreto Conte sulla cosiddetta Fase 2, stiamo mettendo a punto le linee guida per l’accesso al pubblico che dovranno essere valutate da apposita commissione. Dovremo far fronte a costi aggiuntivi come i dispositivi di sicurezza individuali, il posizionamento di igienizzanti per le mani, la pulizia continua dei bagni, segnaletica per il distanziamento ma è chiaro che non potremo accollarci i costi di vigilantes che su 42 ettari di estensione sorveglino il comportamento degli ospiti», afferma Avesani. Intanto il parco ha già perso tutta la stagione delle gite scolastiche, «come accadde solo per l’emergenza di Chernobyl», ricorda il direttore, e dei ponti di Pasqua e primavera.

 

«L’anno scorso, il 25 aprile gli ingressi erano stati circa 7mila», afferma. In questo momento nella struttura sono al lavoro meno di un terzo dei 140 di una stagione normale, i più sono in cassa integrazione. «L’ampia superficie è di per sé garanzia di distanziamento. Adotteremo anche il criterio del numero chiuso giornaliero, con ingressi da prenotare online, ma vorremo che il ministero dell’Ambiente, che ogni anno ci ispeziona per il controllo della fauna in gestione, ora ci fosse vicino economicamente e organizzativamente», dichiara. Il valore scientifico del parco è straordinario. «Per fare un esempio qui vivono e si riproducono senza problemi le antilopi orici dalle corna a sciabola estinte in natura», fa presente Avesani. Ma in queste settimane la struttura ha potuto contare sul sostegno degli imprenditori locali «come Gruppo Veronesi, che ci ha regalato mangimi per quattro mesi, Gruppo Masi, che ci ha sostenuto economicamente, Gruppo Rossetto e Olivieri Carni, insieme ad tante altre attività», evidenzia.

 

«Soprattutto ci sono state vicine tante famiglie che magari pur in difficoltà ci hanno sostenuto con donazioni, rispondendo alla campagna di raccolta fondi avviata appena iniziato il lockdown», prosegue. Per la Fase 2 è però necessario un aiuto istituzionale, per la sopravvivenza degli animali e per la riapertura di un piccolo paradiso a beneficio soprattutto dei bambini, provati dalla reclusione imposta dalla pandemia e che hanno tanto bisogno di normalità. •

Valeria Zanetti

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