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LEGNAGO

Gli operai distruggo i nidi
dei pappagallini, è protesta

Parrocchetto Monaco tra i rami di uno dei cedri del Libano potati a Casette DIENNEFOTO
Parrocchetto Monaco tra i rami di uno dei cedri del Libano potati a Casette DIENNEFOTO
Parrocchetto Monaco tra i rami di uno dei cedri del Libano potati a Casette DIENNEFOTO
Parrocchetto Monaco tra i rami di uno dei cedri del Libano potati a Casette DIENNEFOTO

La colonia di Parrocchetti Monaco - pappagallini originari del sud America ma che da una quindicina d’anni si sono adattati a vivere nel legnaghese - di via Maria Fioroni, a Casette, ha perso gran parte dei propri nidi dove da alcuni giorni era iniziata la cova delle uova. A distruggere circa una decina di covate sono stati i giardinieri intervenuti martedì mattina per abbattere alcuni esemplari di cedri del libano che sono cresciuti vicino ad un gruppo di case popolari.

 

Gli operatori hanno iniziato a tagliare proprio i rami sui quali i pappagalli da alcuni anni erano soliti costruire le proprie «case» dalla caratteristica forma a palla formate da rami intrecciati e saldati con il fango. L’intera colonia di Parrocchetti è entrata subito in allarme ed ha iniziato a lanciare forti striduli che hanno attirato l’attenzione di molti residenti del quartiere che si sono affacciati alle finestre e sui balconi per protestare contro l’intervento di potatura che andava a danneggiare le uova dei vivaci pennuti che qui vivono indisturbati da molti anni.

 

Di fronte alla mal parata gli operai hanno raccolto e gettato via tutti i nidi finiti a terra, decidendo poi di allontanarsi e lasciando intatti solo tre o quattro rifugi. Una pratica quella della potatura o eradicazione di alberi o siepi che ospitano nidi di uccelli che è vietata dalla legge 157 del 1992, la quale intende in particolare impedire la distruzione dei nidiacei fino a quando questi siano effettivamente in grado di essere autonomi. L’episodio è stato segnalato martedì sera alla Lega per la Difesa del Cane di Legnago e Basso Veronese, che si è subito attivata per salvare almeno le poche covate rimaste integre. Mariella Zamperlin, presidente dell’associazione animalista che nella Bassa conta oltre 200 iscritti, si è recata ieri mattina in via Fioroni per verificare quanto era successo e ha impedito la prosecuzione dei lavori di abbattimento.

 

«Fatalità», esordisce Zamperlin, «i giardinieri hanno tagliato proprio i rami dove abitavano i pappagalli. Questo intervento è vietato espressamente dalla legge indipendentemente che si tratti di specie autoctone o meno. É necessario impedire la distruzione delle covate e permettere ai piccoli di crescere e poter lasciare i nidi. Ci è stato riferito che la potatura era necessaria perché gli alberi sarebbero pericolanti. A nostro avviso, però, ammessa sia accertata la loro pericolosità, le piante potevano essere tagliate prima della deposizione delle uova oppure dopo la fine dell’allevamento dei pulcini. Ringrazio i cittadini che ci hanno supportato in questa operazione e speriamo che episodi del genere non si ripetano».

 

La notizia della distruzione della colonia è rimbalzata sui social dove si sono affrontati animalisti e coloro che sostengono invece la necessità di eradicare il gruppo di uccelli esotici perché non sono una specie originaria della zona. La presenza dei pappagalli, che con i loro striduli vivacizzano alcune aree della città del Salieri, ad alcuni suscita simpatia mentre per altri il continuo richiamo lanciato dagli uccelli rappresenta un vero e proprio fastidio in particolare al mattino e alla sera quanto i pennuti dal manto verde si riuniscono in gruppi numerosi prima di ritirarsi nei propri rifugi sugli alberi. Nel loro adattarsi all’ecosistema della Bassa, dove trovano facilmente semi, bacche e frutta, i pappagalli hanno comunque trovato un antagonista naturale: la Gazza. Questo predatore dal piumaggio bianco e nero è infatti ghiotto delle uova e dei piccoli dei Parrocchetti malgrado la difesa strenua che i genitori fanno della prole. •

Fabio Tomelleri

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