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Vicini ai ragazzi per evitare il baratro

Finalmente trovo confermati i concetti che da quasi dieci anni cerco di far capire a tutti coloro che hanno a che fare con i giovani: «Parlare, suscitare dibattito, confrontarsi». Mi riferisco all’articolo riguardante il ragazzo che si è lanciato dalla finestra della scuola. Sentir dire: «Sono stanco, non ce la faccio proprio più», deve far drizzare le orecchie e senza cercare colpevoli come la pandemia o la guerra, osservare più da vicino questi segnali. Io che dovrò convivere per sempre con la morte di mio figlio Livio, che a 16 anni si è tolto la vita, so fin troppo bene di cosa sto parlando. Il mondo adulto deve accettare che i tempi sono cambiati, che i ragazzi sono cambiati e disorientati. Tanti di loro vivono il futuro con ansia, senza progettualità, non sanno come affrontare stati d’animo, emozioni e pensieri a loro sconosciuti. Non sanno con chi confidarsi, non hanno persone di riferimento, hanno paura di manifestare il proprio sentire perché il rischio è la derisione o la sottovalutazione. Tutto questo e altro ancora devono diventare una priorità per chi lavora con loro, cercando di ricavare uno spazio che vada oltre il portare a termine i programmi, dove i ragazzi confrontandosi tra loro e guidati nell’ascolto reciproco, si sentano rispettati nel loro essere speciali, unici e anche nel loro essere persone che, se oggi «non ce la fanno più», domani «possono farcela». Non si devono vergognare delle loro fragilità, ma sentirsi parte di un contesto dove tutti sono protagonisti nella costruzione del loro futuro. È qui che il confronto costruttivo famiglia-istituzione diventa fondamentale per salvarli. Si chiama mutuo aiuto, ed è la possibilità di affrontare assieme il baratro in cui tutti possono cadere e solo con l’aiuto dell’altro si può trovare l’uscita. Serve disponibilità, impegno e umiltà, valori difficili oggi da trovare, ma se impariamo a leggere i segnali che ci vengono inviati, troviamo senz’altro il coraggio metterli a servizio degli altri, in special modo se gli altri sono i nostri figli. Roberta Mazzi SAN PIETRO IN CARIANO

Roberta Mazzi

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