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Una festa che non emoziona più

«Presto arriva Santa Lucia!» Era l’annuncio che, in passato, emozionava tutti i bambini! Oggi però non emoziona più di tanto! Un po’ perché Santa Lucia arriva alla spicciolata in varie occasioni, un po’ perché i bambini non sono più abituati ad attendere a lungo ciò che interessa, dolci o regali. I bambini di un tempo, oggi adulti, forse non ricordano i doni ricevuti a Santa Lucia, ma certamente ricordano l’attesa, l’atmosfera delle giornate precedenti la notte del suo arrivo. Era una attesa trepidante: il suono di un campanello da fuori casa o le caramelle che scendevano dal camino accendevano la loro fantasia; e così la preparazione della scodella di latte caldo per la Santa e del cestello di fieno per l’asinello eccitavano la loro immaginazione. Tutto ciò diventava parte della loro vita, della loro anima e della loro memoria. Ma perché i giocattoli di Santa Lucia erano così importanti per i bambini? Anzitutto perché allora i giocattoli erano molto rari. E poi perché i giocattoli sono dei prodotti pensati e costruiti per loro, corrispondono al bisogno principale della loro vita, quello di giocare. Attraverso il gioco il bambino sviluppa le principali facoltà della sua personalità, allena la memoria, la concentrazione, l’inventiva e agevola la capacità di socializzare. Nel gioco, soprattutto, si diverte, tonifica la sua emotività e acquista serenità e allegria. «Senza il divertimento del gioco – ci dice Pascal – il bambino avverte l’abbandono, l’insoddisfazione, il vuoto. E dal fondo della sua anima uscirà la noia e la tristezza». In questi giorni che precedono l’arrivo di Santa Lucia è auspicabile che si ricrei nelle famiglie, almeno in parte, l’atmosfera magica di quella attesa tradizionale e si provveda, su indicazione dei bambini stessi, a far portare dalla Santa dei giochi che li facciano poi veramente giocare: «Solo quando giochiamo – ci dice B. Markay - siamo completamente vivi e completamente noi stessi». E come genitori sarebbe bene che giocassimo poi con i figli: ci garantiremmo così una vita migliore. «L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia – scrive Bernard Shaw – perché smette di giocare». Pio Cinquetti VERONA

Pio Cinquetti

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