<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Senza piante le api rischiano di sparire

Nel mio quartiere di Borgo Roma conosco una persona che da più di sessant’anni fa anche l’apicoltore. Quando ci incontriamo scambiamo quattro chiacchiere sul tempo e come va il mondo, nello specifico, l’ultima volta mi ha parlato delle api, della loro inconfutabile utilità, preoccupato di un anno forse il peggiore per le sue api, ed io a chiedergli da cosa derivava questa inquietudine. L’ambiente in cui vivono è compromesso dall’attività dell’uomo per cui non riescono più nelle uscite a bottinare a sufficienza. Prima di tutto mi disse che la presenza fra le api di un acaro, la varroa, proveniente dai Paesi asiatici di cui non riusciamo più a liberarcene, provoca la morte di molte famiglie d’api. Per esempio qui in Borgo Roma sono state tagliate quasi tutte le piante di Acacia (robinia, pianta il cui fiore è molto apprezzato dalle api), e nei parchi visitano il fiore del trifoglio (ladino) dai colori bianco violaceo che purtroppo appena fiorisce, in particolare quello primaverile, viene immediatamente falciato. Altre persone fra gli esperti affermano che un’altra causa siano le onde elettromagnetiche delle antenne capaci di disorientare le api. Le api che si spostano nella raccolta del polline su un vasto territorio, non sono insetti molesti, si difendono solo se minacciate, tuttavia diventano impotenti e corrono seri rischi quando incontrano luoghi dove sono stati usati insetticidi e fitofarmaci (pesticidi). Anche la modifica e sperimentazione tecnico organizzativa dell’arnia su iniziativa dell’apicoltore finalizzata ad un incremento della produzione di miele a volte si ripercuote negativamente su tutto l’apiario. Il cambiamento climatico con le sue brusche variazioni termiche ha la sua responsabilità. In definitiva mi disse che se non ci fosse il contributo degli apicoltori l’ape non esisterebbe più, e quelle famiglie d’api «agresti» che una volta si rinvenivano libere nell’ambiente all’interno di un qualsiasi recipiente in quella che definiremo «arnia rustica» ormai non se ne vedono più. Renato Poletti VERONA

Suggerimenti