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Ripartire dal sovranismo

L’attuale società basata sulla comunicazione ha dato ai cittadini la possibilità di aumentare la loro conoscenza di ciò che succede nel mondo. Oggi, infatti, si può sapere in tempo reale ciò che succede in qualsiasi parte del globo terrestre. Questo è l’aspetto positivo. Occorre però rilevare un aspetto negativo di questa globalizzazione dell’informazione e cioè che i media sono anche in grado di influenzare e guidare l’opinione dei cittadini. Prendiamo ad esempio i concetti di populismo e sovranismo. Oggi, dare del populista o del sovranista a qualcuno equivale ad offenderlo o, quanto meno, a proporre dello stesso una immagine negativa. Perché? Perché il cosiddetto populismo e il sovranismo disturbano la strategia dell'establishment, dei poteri dominanti in piena sintonia con i poteri economici e finanziari internazionali mondialisti, di creare un nuovo ordine mondiale da loro programmato e diretto. Infatti populismo significa dare al popolo la propria rappresentatività e sovranismo il riacquisto della sovranità nazionale in contrapposizione alle istanze delle organizzazioni internazionali prevaricatrici. Nella nostra Italia, dopo la conversione sulla via di Damasco dei pentastellati al modello sociale della sinistra, resta una sola possibilità di risvegliare l’orgoglio nazionale per ritornare ad essere una nazione forte, punto di riferimento anche per i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo: riappropriarsi della sovranità nazionale, pur nell’ambito di accordi economici europei e, se fosse possibile, della sovranità monetaria. Infatti, solo un Paese che «batte moneta» può dirigere la propria economia. L’Italia è un Paese economicamente forte, con la seconda industria manifatturiera d’Europa e il più alto risparmio privato. Ciò che manca è la consapevolezza da parte dei nostri concittadini del ruolo che potremmo avere nel mondo e, in particolare, nel Mediterraneo. Ciò di cui si sente la mancanza oggi nel quadro politico nazionale è di un polo sovranista che riunisca le forze politiche e sociali che credono nella rinascita del nostro Paese in questa ottica, dove comunque non c’è spazio per chi nel vecchio sistema ha costruito un impero economico. La sinistra, come idea innovativa, propone il voto ai sedicenni, che di tutto si preoccupano tranne che della politica, per cercare di raccattare qualche voto nell’onda del blaterare mondiale della ragazzina Greta, che farebbe bene a ritornare a scuola. Certo, in questo momento non è facile proporre un nuovo modello sociale, ma vale la pena di provarci. Adriano Dal Bosco VERONA

Adriano Dal Bosco

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