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Quell’opera è la salvezza di Venezia

Nella lettera pubblicata la viglia di Natale il signor Angelo Paratico si lamenta per i «troppi soldi» spesi per la progettazione e per la costruzione del Mose, ed anche per la sua troppo onerosa manutenzione. Se il signor Paratico si riferisce alle malefatte scoperte dalla Magistratura nella interminabile fase di progettazione del Mose, poi sfociate in processi e condanne, siamo tutti concordi con il suo giudizio. Ma andiamoci piano nel banalizzare un’opera unica al mondo proprio per l'eccezionalità della città che deve proteggere. Per chi lo ha forse dimenticato Venezia è un unicum assoluto per l'originalità della sua allocazione, in eterno e instabile equilibrio tra un più che possibile interramento dei suoi canali, o peggio ancora, per una rapida ed irreversibile distruzione dell'intera sua struttura ad opera dei marosi. Ma Venezia è anche una vedette mondiale per la bellezza e l'armonia delle sue celebri architetture, tanto che gli americani, se lo potessero, la smonterebbero pezzo per pezzo per ricostruirla al di là dell'Atlantico, a dimostrazione di quanto grande sia la loro ammirazione ed il loro amore per la città forse più bella, ma sicuramente più famosa al mondo. Per le mie limitate, ma non banali, conoscenze delle scienze idrauliche, posso confermare che con il Mose si è cercato di riprodurre in chiave più moderna e razionale quanto avevano fatto per secoli i bravissimi veneziani. Per contro, la costruzione di muraglioni alle bocche di porto, con paratie a movimento idraulico per il passaggio delle navi, sono ideali per gli sbocchi a mare dei grandi fiumi del Nord Europa dove con tali moderni strutture si son potute realizzare centinaia di chilometri di moderne ed efficienti banchine portuali al riparo dalle avversità del terribile Mare del Nord. Al contrario Venezia è al centro di una laguna di 550 chilometri quadrati, assai poco profonda, posta al terminale nord del lungo e stretto mare Adriatico, ed il va e vieni giornaliero delle maree è il respiro che le permette di sopravvivere, dando all'acqua che esce con la bassa marea vari compiti, tra cui anche quello fondamentale di portare al mare aperto i liquami prodotti dalle attività di non meno di centomila persone tra residenti e turisti. L'acqua che rientra nelle dodici ore successive riossigena la laguna, vivificando anche i miliardi di esseri viventi che la popolano. La laguna vive da millenni in un sottilissimo e precario equilibrio, e l'uomo è riuscito con interventi prodigiosi, fatti un tempo manualmente, come la deviazione fuori laguna di ben tre fiumi, o al contrario l'allargamento o il restringimento controllato delle bocche di porto, a mantenere viva e vitale la Laguna e la sua città. La presenza di scafi sempre più grandi e di profondo pescaggio ha complicato negli ultimi cent'anni la gestione dell'equilibrio lagunare, per cui il Mose è stato concepito ed attuato proprio per risolvere, o almeno attenuare, questo problema. Se, come sembra, la sua attivazione ha salvato nello scorso mese di novembre Venezia da tre sicure e catastrofiche inondazioni, ben venga il Mose, anche se il suo costo di gestione è molto oneroso. Non dimentichiamoci che Venezia è un unicum dal valore inestimabile che non può essere sottovalutato. Giuseppe Perotti VERONA

Giuseppe Perotti

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