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Quel giorno che non scorderò mai

Vorre ricordare il mio 25 aprile. Avevo 15 anni, e visti i continui e terribili bombardamenti a Santa Lucia, io e mia madre fummo sfollati al paese natio, a Salizzole. Fummo ospitati in una casa sulla strada per Bionde. Gli ultimi giorni di aprile furono molto pericolosi perché il fronte continuava ad avvicinarsi e gli Alleati erano arrivati al fiume Po. Ho visto soldati tedeschi fuggire con ogni mezzo... La sera del 24 aprile una decina di soldati tedeschi, con degli ufficiali, entrano nella nostra casa chiedendo da mangiare. Mia madre aveva solo una minestra di verdure che venne rifiutata. Si prepararono un giaciglio di paglia e si cibarono con le loro scatolette di carne, ma non c’era nulla da bere. Così decisero di procurarsi del vino. Un tedesco si rivolse a me ordinando che andassi con lui e altri due all’osteria, lontana 2 chilometri verso Bovolone. Mia mamma si oppose, ma il soldato mi puntò il mitra. Uscii con loro nella notte. Fortunatamente trovammo del vino e quindi tornai sano e salvo da mia mamma. Il giorno dopo, il 25 aprile 1945, nel pomeriggio dei vicini da Nogara avvisarono che gli Alleati avevano attraversato il Po. Ben presto cominciò a sentire in lontananza il rumore dei cingolati e poco dopo vidi la colonna di carri armati e jeep che avanzava sulla strada bianca. Io e mia mamma ci procurammo una federa bianca e iniziammo a sventolarla in segno di amicizia. Ancora non mi ero reso conto che stava passando la storia, quel giorno. Racconto sempre questo mio ricordo ai miei figli e ai giovani e avevo piacere di condividerlo anche con i lettori de L’Arena. Oggi ho 93 anni ma quel giorno non lo scorderò mai. Luigi Clementi VERONA

Luigi Clementi

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