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Proteste errate su Maturità e alternanza

Pur condividendo il diritto alla contestazione sia per scelte di Governo ritenute errate o per licenziamenti con perdite di posti di lavoro o per altre tematiche che possono sorgere con l’andar del tempo, pur tuttavia non capisco e considero fuori luogo le reazioni degli studenti che lamentano l’introduzione della prova scritta all’esame di maturità e l’alternanza scuola lavoro. A parte il fatto che ne dovrebbero fare quaranta di prove scritte, specialmente di italiano, per dimostrare la loro maturità in quanto con l’uso del digitale mi sembra sia venuta meno la voglia e la capacità di mettere insieme frasi e pensieri di decente contenuto, pur tuttavia ritengo anche inutile un simile impegno alla fine dei cinque anni scolastici. Ciò serve solo per poter ottenere quel benedetto foglio di carta con il quale puoi proseguire gli studi o impiegarti in qualche posto di lavoro e basta. Ai miei tempi, negli anni Settanta, facevano fare anche la prova di ginnastica e il sottoscritto ne sa qualcosa. Per quanto riguarda l’alternanza scuola lavoro, credo che la stessa sia necessaria perché lo studente non frequenta il luogo esterno per lavorare e dare una mano alle maestranze ma solo ed esclusivamente per imparare il mestiere e avere una infarinatura di ciò che lo potrebbe aspettare una volta terminati gli studi. Certo gli incidenti anche gravi possono succedere ma qui ne va di mezzo l’impresa, i titolari che non si sono cautelati, non hanno posto in atto sistemi di sicurezza, non hanno attenzionato quel gruppo di ragazzi desiderosi di provare a salire su di una impalcatura o prendere in mano un macchinario edile. Contesterei piuttosto la mancanza di un tutor, di un assistente scolastico che sia e rimanga vicino ai ragazzi che per la prima volta si cimentano in una vera prova di vita. Il lavoro crea ricchezza, sviluppa e fa crescere l’economia e può essere sempre utile anche per laureati che, pur svolgendo la professione relativa ai loro studi, hanno alle spalle una esperienza lavorativa che li può aiutare a capire ed esercitare meglio la loro mansione. Altrimenti chi non coglie la nuova iniziativa offerta della scuola e non vuole affrontare l’impegno lavorativo rischia di farsi superare da coloro che protetti e raccomandati vanno avanti occupando alla fine prestigiosi posti di lavoro senza averne alcun diritto. Giuliano Taborelli VERONA

Giuliano Taborelli

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