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Possiamo accettare tutto questo?

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto per la pace svedese, i guadagni dei colossi delle armi crescono ininterrottamente da sette anni: 500 miliardi di dollari è il fatturato realizzato l’anno scorso dai cento giganti dell’armamento mondiale. Il loro futuro si annuncia prospero perché la guerra in Ucraina sta gonfiando i bilanci militari e i traffici internazionali di armi, che sono spesso una partita di giro, utile anche per la bilancia dei pagamenti degli Stati in cui operano ma dannosa per l’economia civile e la società. La nostra Leonardo, cresciuta del 15% in un anno, controllata al 30,2% dal governo italiano’ è il dodicesimo gruppo mondiale del settore armiero: le sue ricchezze dipendono per l’83% dai contratti bellici. In Francia lo stato possiede quote di almeno sei gruppi. La Lockheed Martin, numero uno mondiale delle armi, prevede una progressione geometrica dei ricavi da qui al 2026. Guida il gruppo che produce gli F-35 e i lanciarazzi Himars presenti in molti paesi (ogni razzo sparato costa 150 mila dollari). Russia, Cina, India si stanno riarmando. Possiamo accettare un mondo di questo tipo? L'azione per un disarmo generale graduale dovrebbe stare al centro della buona politica. La auspica un appello di scienziati premi Nobel, promosso due anni fa dal nostro Carlo Rovelli. La propongono sia l’Onu che il papa e altri. Le idee ci sono, ma «chi pon mano ad esse?», direbbe il padre Dante. Sergio Paronetto VERONA

Sergio Paronetto

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