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Ora bisogna curare e tenere bene la città

Leggo sul quotidiano L’Arena che la apposita sessione del Comitato Intergovernativo ha deliberato l’entrata del «Tocatì» nel Registro delle Buone pratiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Un bel risultato, non c’è dubbio. Lo scopo, come affermato dall’assessore alla cultura e al turismo Marta Ugolini, sarebbe quello di tenere vive le relazioni con altri Paesi e valorizzare molti siti della città. Tutto bene, dico io, anzi mi unisco al coro di coloro che festeggiano questo evento importante per Verona. Mi permetto solo di fare una piccola osservazione che penso sia doverosa e che da tempo viene ripetuta e posta all’ordine del giorno nelle varie sedute comunali, ma mai affrontata con seria concretezza. A Palazzo Barbieri si sono succeduti tre sindaci e tutti avevano in mano le richieste della cittadinanza relative alle solite necessità piuttosto gravi, urgenti, da tempo attese senza alcun risultato e che riguardano in primis il traforo delle Torricelle, che è stato affrontato, modificato, ristretto nella viabilità e poi dimenticato nel cassetto. Castel San Pietro pieno di murales richiede una vera ed intelligente manutenzione per adibirlo a qualche importante luogo di cultura e, perchè no, anche un ristorante come un tempo, dove la gente faceva a gara per prenotare il posto. E poi l’Arsenale, abbandonato, simbolo dell’incuria del Comune. E come se non bastasse, anche la Domus Mercatorum di piazza Erbe che sarà venduta all’asta e che verrà adibita ad abitazioni e negozi, ma niente da fare per gli alberghi. Finisco con la Casa di Giulietta, ora servita da un diverso ingresso a quello suggestivo di via Cappello, per incapacità e disorganizzazione a regolare il flusso di visitatori nella predetta via. Ecco, mi domando: di fronte a tutti questi interventi urgenti e più volte promessi, cosa presentiamo ai turisti richiamati a Verona anche dal «Tocatì»? La solita Verona sporca in strade e vicoli, monumenti imbrattati di colore, o meglio ancora attorniati da impalcature per manutenzioni varie o ristrutturazioni, opere incompiute che, una volta ripristinate come si deve, potrebbero offrire un accentuato decoro all’urbe, collegamenti dei bus urbani ancora del secolo scorso con smog che veleggia indisturbato? Forse l’Amministrazione comunale ora farebbe bene, prima di tutto, a considerare di più la città nelle sue strutture e servizi piuttosto che chiedere riconoscimenti per una tradizione antica che lascia il tempo che trova come il «Tocatì», che non si può certo confondere con il toccasana. Giuliano Taborelli VERONA

Giuliano Taborelli

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