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Ok le panchine ma ci sono anche le strisce

Condivido pienamente l’entusiasmo e la franca commozione della signora Daniela de Petris per il plauso, nella lettera di giovedì 22, all’assessore Benini he è riuscito a cancellare una delle vergogne della giunta Tosi: la panchina col divisorio antimigrante. Questo giovane assessore - lo ammetto - sembra muoversi con una fattiva determinazione che da tempo non conoscevamo. Ancora dalla lettera della signora «...finalmente i senzatetto potranno passare la notte all’aria aperta, ben distesi, e Verona tornerà ad essere considerata accogliente». Due nuove richieste poi la lettrice pone all’assessore. Circa le strisce pedonali, più che re-illuminarle, che risulterebbe forse complicato, è sì piuttosto indicata la periodica frequente ritinteggiatura. Un esempio: quelle assai frequentate alla fine di Stradone S. Fermo, in curva dietro la chiesa, soprattutto quando piove sono pressoché invisibili. E sempre circa le strisce ricordo che ce ne sono tante inutili, come le tre nella vicina via Filippini, del tutto inutilizzate, mentre al loro posto andrebbero bene tre dissuasori di velocità come nella attigua via Dogana, dove appunto auto e moto sono opportunamente costrette a rallentare per poi... riprendere i 60...80 all’ora fino a via Pallone. Sempre opportuna anche la seconda richiesta di ritinteggiare le belle ma illeggibili targhe di marmo delle strade, soprattutto del centro: il vano cercare di leggere il nome della strada, oltre che sterile sforzo, è causa di distrazione per chi guida e possibile fonte di incidente. Poi aggiungo alcune osservazioni. Circa la manutenzione delle strade del centro storico e di Veronetta, è grave che quando si è trattato di rifare il manto si sia optato per il sicuramente meno costoso asfalto invece del porfido o, soprattutto, del seleso con la comoda e bella lasagna centrale (o duplice o anche tripla). Un centro come la Verona medioevale se asfaltato perde inevitabilmente la sua straordinaria aria storica. Perché non aver lasciato col seleso (o, quando sarà il caso, ripristinarlo) via Ponte Pietra, via Duomo, via Arche Scaligere, via Carducci e tante tante altre ancora? Un argomento poi che ora sfioro solamente riguarda la toponomastica. Ci sono alcuni toponimi stradali che andrebbero cambiati, in primis il Lungadige Nicola Pasetto ed anche Piazzale Luigi Cadorna. E non tutti sanno come nacque Corso Milano. Nacque come Corso Andrea Graziani, da Bardolino, quello della strada Graziani sul Baldo ma assai più famoso per i durissimi metodi repressivi durante la prima guerra mondiale. Tristemente famosa è la fucilazione senza processo alcuno dell’artigliere Alessandro Ruffini da Castelfidardo (Ancona) reo solo di aver salutato il generale senza togliersi il sigaro di bocca. Ebbene una delle prime giunte del dopoguerra provvide saggiamente a cambiare il nome: Corso Milano. Udine ha già cancellato dalla toponomastica un generale inetto e fautore della decimazione come Luigi Cadorna. La prima e la seconda circoscrizione possono cominciare a riflettere. Paolo Mezzelani VERONA

Paolo Mezzelani

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