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Ma il governo fa scelte molto diverse

In queste settimane di aspri dibattiti sulla guerra in Ucraina è bene conoscere e sostenere le iniziative in atto o in cantiere per dare un’opportunità alla pace. In ambito civile, dopo il convegno «Costruire un’Europa di pace», promosso della Rete Italiana Pace e Disarmo, stanno partendo sia alcune carovane umanitarie verso Odessa (24 giugno e 14 luglio), organizzate da StoptheWarNow (che aggrega più di cento associazioni e che era stata a Leopoli il 1° aprile scorso) sia la marcia pacificatrice verso Kiev ideata dal Mean (Movimento europeo di azione nonviolenta) per l'11 luglio. È importante anche ricordare che dal 21 al 23 giugno si terrà a Vienna il primo incontro multilaterale sulla messa al bando delle armi nucleari. Vi parteciperanno circa 100 Stati, inclusi alcuni della Nato (Germania, Norvegia, forse Danimarca e Irlanda), e altri come Svizzera, Finlandia e Svezia. Da parte di Ican, la campagna per il disarmo nucleare, vincitrice del premio Nobel della pace del 2017, si auspica che venga varata una forte dichiarazione politica per contrastare la crescente dipendenza dalle armi nucleari. L'Italia, che non ha ancora firmato il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari, era stata invitata a partecipare ma ha rifiutato. Peccato. Avrebbe potuto portare con sé sia il suo piano di pace, frettolosamente accantonato per l’esasperazione bellica in atto, sia la risoluzione, approvata il 18 maggio scorso dalla Camera dei deputati in commissione Esteri, che impegna il governo a valutare «possibili azioni di avvicinamento ai contenuti del Trattato antinucleare». Al di là delle parole, quindi, il governo, in contrasto col Parlamento, sceglie la strada del conflitto sempre più armato (e sempre più pericoloso per tutti) in sintonia col summit Nato di Bruxelles che decide di proseguire la guerra con armi sempre più pesanti. Fino a quando? Fino all'ultimo ucraino? Sergio Paronetto VERONA

Sergio Paronetto

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