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Lavoro di rete che coinvolga le famiglie

L’ira di Zaia: «Nessuno sconto per i bulli». Così L’Arena titolava il 18 marzo. È una problematica grave che assume la specificità di un’emergenza sociale che va sempre più intensificandosi. Non passa giorno senza sentir parlare di simili episodi che lasciano sconcerto e senso di impotenza. Non si sa cosa passi per la mente dei soggetti agenti a perpetrare tali comportamenti. Un ruolo importante sicuramente ce l’hanno i social. La «voglia» di condividere con la piazza mediatica le cosiddette «ragazzate», come vengono fatte passare, è talmente grande che è molto difficile rinunciarvi. E l’effetto domino prosegue, anziché fermarsi. Teniamo presente che dette bravate sono atti che lasciano profonde ferite psichico–morali in chi le subisce difficilmente rimarginabili. Cosa poter fare? Ad un’attenta lettura dell’articolo sono indicate una serie di azioni tutte pienamente condivisibili, a mio parere, coinvolgendo le istituzioni e gli autori in primis. Però se costoro cominciassero e si abituassero a capire, facendone una profonda cultura, del male che fanno agli altri si potrebbe arrivare ad una maggiore consapevolezza del danno prodotto. Sarà una lotta dura, molto dura che dovrebbe prevedere l’importante presenza delle famiglie e chi di competenza già dai primi anni di vita dei bambini. Le piccole piantine vanno raddrizzate fin che sono piccole. Dopo... può essere tardi. Ci dovrebbe essere solidarietà in particolare tra le famiglie dei «bullizzanti» con quelle dei «bullizzati» e non indifferenza. L’indifferenza e il silenzio uccidono. Necessita quindi un lavoro di rete se non vogliamo il verificarsi di episodi estremi come, purtroppo, è accaduto. La vita è una sola, viviamola nel migliore dei modi. Giovanni Todeschini CASTAGNARO

Giovanni Todeschini

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