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La sconfitta del globalismo

Strano destino per l’umanità, un «essere» delle dimensioni di un micron, a detta degli esperti, sta distruggendo non solo la nostra civiltà ma tutte le nostre certezze. Mi si permetta un breve excursus riferendomi alla teoria dell’Evoluzionismo (comunemente accettata dalla Scienza), secondo cui tutte le specie viventi e l’uomo discenderebbero per alcuni dei sostenitori della stessa da brusche reazioni degli esseri viventi. Proprio come sembra avvenuto per la propagazione dei contagi dovuta a questi virus per mutazioni successive. La Scienza su un punto sembra essere d’accordo, e cioè che tutto abbia avuto origine da alcuni mercati affollati di uomini e animali dell’Estremo Oriente, escludendo altre cause e interventi. Un po’ come è avvenuto in epoche più lontane con le grandi pandemie del passato: per fare un esempio, solo a Verona morirono nella peste del ’600 più di metà dei suoi abitanti. Per spiegarmi meglio, vi è un legame strettissimo con il grande spostamento di persone e merci in luoghi determinati e in grandi agglomerati urbani. Fenomeno che va sotto il nome di Urbanesimo, ora con termine moderno viene chiamato globalizzazione e i suoi assertori «globalisti», per cui occorrerà quanto meno un ripensamento o altro su tutto ciò. A questo proposito è in corso una discussione da tempo tra coloro che sostengono che ciò sia frutto del fenomeno «globalizzatore» o dell’«open cosmopolitic» delle merci, delle persone e dei virus... Coloro i quali sono contrari a tale pensiero (cosiddetti anti global o identitari in sintesi) sostengono che il pensiero global abbia fallito perché reagisce, come in questo caso, con misure retrive se non «razziste» come la quarantena e altro, sia pure per motivi sanitari. Aggiungerei che l’uomo è forse l’essere più adattabile a ogni clima e condizione. Così giungerei a questa conclusione che fu di Blaise Pascal nei suoi «Pensieri filosofici» che si adatta al nostro caso: «Così che un acaro appaia al suo sguardo con la piccolezza del suo corpo... si potrà vedere l’immensità che si può concepire della natura nello spazio di questo minuscolo atomo...». E infine: «Cos’è l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinito». VERONA

Alessandro Avanzini

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