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La protesta oscurata della Germania

Poco meno d’un mese fa scrivevo: «A questo calcio tutto è permesso». Ricordo alcuni punti: l’Università di Perugia che trucca l’esame di italiano per favorire un giocatore sudamericano, Totti che continua a far pubblicità alla piaga ludopatica del calcio scommesse, il commissario Mancini che offende il ministro Speranza perché, circa le riaperture post Covid, pensava alla scuola prima che agli stadi, il questore di Roma e ora ministro Piantedosi che provoca l’infezione di centinaia di romani permettendo una maxi manifestazione non autorizzata... in onore degli «eroi dì Wembley». Ebbene mercoledì, come tutti sanno, la Fifa, la Federazione internazionale del calcio, il cui presidente è Infantino, ha deliberatamente oscurato in tv la civilissima protesta della squadra tedesca che mimava la discriminazione, vigente in Qatar, paese organizzatore, contro tutti coloro che non sono eterosessuali, coprendosi appunto il viso con la mano a significare la mancanza di libertà di espressione e la repressione verso gli Lgbt. Ricordo i paesi dove per gli omosessuali c’è l’impiccagione o la decapitazione più spesso, prevista dalla legge ordinaria o applicata in base alla Sharia che in alcuni casi funge da codice penale: Afghanistan, Arabia Saudita, Brunei Darussalam, Iran, Iraq, Mauritania, Nigeria (215 milioni), Pakistan (225 milioni), Qatar, Somalia, Sudan, Yemen. E chi sono i principali sponsor Fifa? Adidas, Coca Cola, Hyundai-Kia, Qatar Airways, Qatar Energy, Visa. La Germania, sconfitta poi dal Giappone, lascerà forse presto il mondiale, ma questo poco importa mentre grande è la lezione di etica che il calcio indegnamente ha oscurato. E lasciatemi dire con Gianni Riotta di Repubblica: «Mercoledì sera in Qatar, la Germania è sembrata, come ai tempi di Goethe, romantica e ribelle, capace di affascinare, non solo predicare rigore nei bilanci da ragionieri». Paolo Mezzelani VERONA

Paolo Mezzelani

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