La miseria è diversa dalla povertà

Ho letto con molta attenzione, ed anche con molta perplessità, una lettera che riversa parte della colpa dei morti in mare sui genitori che decidono di rischiare la traversata con famiglia al seguito. Un rigurgito del pensiero espresso dal ministro Piantedosi dopo la strage di Cutro. Ragionando così perdiamo di vista la realtà. La miseria è diversa dalla povertà; non da speranza nel futuro e fa prendere decisioni che chi non l’ha provata non accetterebbe nemmeno di valutare se applicasse alla scelta i parametri della sua bella vita al calduccio e con lo stomaco pieno. Nel 2021 in Afganistan molti genitori sono stati costretti a vendere un figlio per far sopravvivere il resto della famiglia; in India questo problema c’è da sempre a seconda di dove colpiscono le carestie. Parliamo della Thailandia e delle prostitute bambine figlie di famiglie disperate che vengono vendute dai loro stessi genitori. In Europa negli anni passati è successo più volte, ad esempio durante la seconda guerra mondiale o peggio ancora subito dopo, quando nella Germania prostrata dalla fame molte madri vendevano le figlie al miglior offerente in cambio di un tozzo di pane per il resto della famiglia. Incolpare padri e madri che, spinti dalla fame e dagli eventi sono costretti a fare scelte così difficili, non rende onore all’intelletto di chi esprime questa idea. Né alla sua levatura morale. Non voglio dire che quindi le responsabilità siano di questo o di quel governo; la colpa è da attribuirsi a quei miserabili mercanti di carne umana che vivono approfittandosi di queste disgrazie e ai molti leader e politici dei paesi di partenza che sfruttano questa situazione per arricchirsi e per ricattare i nostri paesi. Ma anche ai nostri stessi politici che per note ragioni di stato trattano con queste bestie. Se poi vogliamo parlare delle condizioni nei paesi di origine e delle relative cause bisognerebbe fare un lungo discorso che però qui uscirebbe dal tema. Luca Dal Canal VERONA