La mia utopia si chiama «Verbena»

In una mia lettera, pubblicata da questo quotidiano il 26 luglio 2021, ipotizzavo una realtà urbanistico-amministrativa del Garda veronese attestata su Verona, allo scopo di favorire lo sviluppo della qualità della vita della cittadinanza del nostro Comprensorio, anche mediante la distribuzione di quei servizi che solitamente sono presenti nei centri urbani di una certa dimensione. A titolo esemplificativo: un cittadino di Brenzone o di Torri dovrebbe poter scegliere di frequentare un Liceo, senza dover necessariamente giungere a Verona e,per farsi fare una diagnosi, andare all’Ospedale di Borgo Trento. Cioè, il territorio dovrebbe essere potenziato di servizi e questi dovrebbero essere distribuiti in modo più omogeneo, così che la scelta di dove abitare non sia troppo subordinata alle prestazioni del territorio: perché è tutto efficiente. E, se voglio continuare a vivere dove viveva mio padre, possa farlo senza dover rinunciare ad un ospedale di prossimità. Questa utopia l’avevo affidata ad un nome «Verbena» – da Verona-Benaco – che è anche il nome di una pianta officinale con proprietà antinfiammatorie. Ho qui richiamato il mio scritto in quanto la stampa veronese in questo periodo ha dato voce al sindaco di Venezia Brugnaro in occasione di un suo incontro a Verona con il nostro sindaco Sboarina, a cui ha esposto una ipotesi simile ma allargata all’intero Comprensorio del Garda comprendente Mantova, Brescia, Trento e Verona, quest’ultima destinata ad una funzione trainante come città metropolitana. Benchè condivisa da alcuni sindaci del Garda e dalla ministra Gelmini, l’ipotesi Brugnaro, pur se basa la sua credibilità sulla esistente identificazione di quel territorio come «Comunità del Garda», dovrà fare i conti con 3 Regioni e 4 Provincie: sarà dura. Ve lo immaginate il braccio di forza tra Brescia e Verona per ottenere la definizione di città metropolitana, qualora ciò comportasse benefici economici? Luciano Cenna VERONA