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L’anno in cui la guerra diventò mondiale

Un anno decisivo per le sorti finali della seconda guerra mondiale, che cambia fisionomia, allargando i territori del conflitto, uscendo dall’Europa e diventando così globale. «1941», in edicola con L’Arena da martedì 23 marzo al prezzo di 7,90 euro più il costo del quotidiano, racconta la seconda parte dello scontro bellico, nel «vento di follia» che continua a soffiare e che vede l’indebolirsi della posizione italiana su tutti i fronti, ma soprattutto l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti, dopo essere stati aggrediti rispettivamente dalla Germania e dal Giappone. Il volume – edito da Editoriale Programma e scritto da Ernesto Brunetta, con la collaborazione di Gabriella Guerra Brunetta, corredato da decine di fotografie d'epoca con i protagonisti e i territori degli scontri in primo piano – spiega quindi come la guerra da europea divenne mondiale. Hitler intervenne prima nella penisola balcanica per assicurarsi generi alimentari e petrolio, nonché garantirsi le spalle coperte in vista dell’imminente attacco avvenuto a giugno. Nell’Est europeo i nazisti combatterono nella convinzione che il nemico bolscevico, più che vinto, dovesse essere sterminato per liberare lo spazio vitale dovuto alla razza ariana. Invece, come proclamò Stalin, lungi dall’essere sterminati, il popolo e l’esercito sovietici per primi arrestarono l’aggressione tedesca in Europa. Dall’altro capo del mondo, il 7 dicembre di quell’anno così decisivo l’attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbour determinò la dichiarazione di guerra da parte di Roosevelt. Si delinearono così i poderosi schieramenti chiamati a contrapporsi quasi in ogni angolo del pianeta, mentre la stesura della Carta Atlantica dichiarava per la prima volta quali fossero gli scopi della coalizione che si definì come Nazioni Unite. Entrando nel dettaglio il manuale storico analizza anche la perdita di peso politico e militare dell’Italia, che aveva già perso la «sua» guerra nell’autunno 1940, quando non era riuscita l’invasione della Grecia, era fallita l’offensiva in Africa Settentrionale e gli idrovolanti inglesi avevano violato la base navale di Taranto. Da qui la necessità di un massiccio intervento tedesco, com’era avvenuto in Francia, a sostegno delle truppe italiane e dunque la fine di quella guerra parallela che Mussolini avrebbe voluto combattere. •

EM.ZAN.

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