Non so quanti italiani guardino i talk show che imperversano tutte le sere nei canali televisivi. Pare sempre meno. Gli invitati sono sempre o quasi gli stessi: venti, trenta personaggi tra politici, giornalisti, qualche esponente del mondo televisivo. La sensazione è che in alcune trasmissioni vengano invitate e pagate le stesse persone, a rotazione. I soliti discorsi, spesso prevedibili, uno dice bianco, l’altro risponde nero. Polemiche superficiali, qualche offesa. Quando il politico è di seconda o terza fila ripete pedissequamente le espressioni che il suo capo ha usato nel telegiornale della tarda mattinata o della sera prima. Rari il carisma e la capacità comunicativa dei politici, rari i visi simpatici. Quei due hanno il naso o meglio il nasino per aria, quell’altro guarda in cagnesco l’avversario, quell’altro ancora non risponde mai alle domande ma fa, ogni volta, un piccolo comizio. Le voci si sovrappongono, le banalità trionfano. In questa tristezza, in questa noia, si salvano i presentatori. Tutti o quasi sono preparati, sanno condurre i programmi, danno la sensazione di ragionare con la propria testa, di non essere pilotati. Non basta per giustificare il nostro interesse. Guariente Guarienti VERONA