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In vendita un simbolo di Verona

Voglio rammaricarmi anch’io, in quanto storico dell’architettura veronese, del destino cui va incontro la Domus mercatorum secondo quanto comunicava l’articolo apparso la scorsa domenica su L’Arena. La Domus mercatorum di Verona è uno dei più significativi esempi di architettura del medioevo cittadino, innalzata per volere di Alberto I della Scala a favore dei mercanti che fino ad allora si riunivano nella precedente struttura lignea. Una scelta edificatoria vincente e tesa ad ottenere il consenso del mondo economico veronese che per lungo tempo avrebbe appoggiato la signoria. L’edificio ha quindi una funzione pubblica ed è uno dei più antichi d’Italia nel suo genere. L’importanza e centralità di questa istituzione nella storia cittadina è tale da giustificare il fatto che uno dei più noti componimenti apologetici della Verona rinascimentale (il de Laudibus Veronae di Giovanni Antonio Panteo, 1484) altro non sia che il proemio alla revisione degli statuti della Casa dei mercanti operata dall’umanista Andrea Banda due anni prima. Nel tempo l’aspetto di questo edificio si è modificato. Al di sopra del portico uno dei due fronti dotati di finestre bifore ogivali, contenute in arcate che risentono ancora del romanico veronese, si è arricchito di un lungo balcone nel corso del XVI secolo (poi rimosso) e della coeva immagine della Madonna col bambino inserita in una elaborata edicola, opera del veronese Girolamo Campagna che qui lascia una dei rari lavori conservati nella sua città. All’interno erano e in parte esistono ancora (oltre a pitture murali delle quali resta qualche lacerto) iscrizioni lapidee e stemmi che ricordano i nomi e le famiglie degli amministratori dell’istituzione spesso con lunghi testi come nel caso del giurista Gian Giacomo Tedeschi, figlio del ricco mercante di panni Leonardo nel tardo Cinquecento, ma anche il mondo della cultura letteraria veronese vi era rappresentato come era avvenuto per il caso, eccezionale in un contesto come il nostro, della presenza in facciata dei perduti ritratti degli gli umanisti Guarino da Verona e Domizio Calderini. I restauri curati da Camillo Boito nel secondo Ottocento hanno riportato lo stabile alla condizione in parte originaria, quella che la struttura doveva avere nel Trecento: arte medievale reale e immaginaria, qui come in molti altri casi a Verona, segnano dunque i momenti significativi della vicenda di questo edificio. L’architettura e la sua funzione hanno costituito l’argomento di studi contenuti in volumi collettivi e di una monografia: dai testi presenti in Ritratto di Verona (1978), al catalogo della mostra Gli Scaligeri (1988), ai lavori presenti in L’architettura a Verona dal periodo napoleonico all'età contemporanea (1994), agli atti del convegno su Antonio Avena dal titolo Medioevo ideale e medioevo reale nella cultura urbana (2003) oltre alla ricordata monografia del 1979. La forma e la collocazione della Casa dei mercanti al centro di un fronte della piazza rappresenta la controparte della prospiciente torre dei Lamberti che è l’altro edificio ancora in grado di richiamare direttamente il medioevo locale senza ostentare troppe manomissioni. E la sua presenza si inserisce tra le non pochissime (per fortuna nel caso veronese) testimonianze architettoniche di edifici civili intramurali legati alla vita economica della città (abbiano questi significato amministrativo, commerciale, produttivo o finanziario) dalla loggia delle Sgarzerie alla sede della dogana di terra, dal Monte di pietà all’ex macello fino alle pescherie quattrocentesche. Spiace quindi che un ipotetico uso museale (oppure sede di attività culturali) cui naturalmente questo edificio dovrebbe essere destinato dopo anni di chiusura diventi, quale inevitabile esito della sua alienazione, un’ipotesi sempre più impraticabile. E spiace che il suo interno, ancora ricco di segni espliciti della sua storia così come il panorama che si potrebbe godere dalle sua stanze orientato verso la parte alta degli edifici circostanti (per il basso livello dal pavimento rispetto alle finestre come accade all’interno del palazzo della Ragione) non possa mai (in futuro come ora) essere fruito dagli abitanti della città in edificio con funzione economica posto nel cuore stesso della vita economica cittadina, cioè nella platea mercati fori. Che da tempo il logo della Camera di Commercio (erede contemporanea dell’istituzione medievale e proprietaria dell’edificio sulla piazza con il quale intende spezzare il naturale legame) non sia più la veduta d’angolo della Domus mercatorum stessa ma un genericissimo motivo a linee spezzate incurvate ha forse un significato tristemente premonitore. Stefano Lodi VERONA

Stefano Lodi

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