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Il ricordo del professore

Riceviamo dalla moglie del compianto professor Gilberto Gobbi, scomparso il mese scorso e di cui L’Arena si è occupata, una toccante testimonianza. «Gilberto, mio unico grande amore, te ne sei andato in fretta, in silenzio, ghermito dal coronavirus. Non hai avuto il conforto di uno sguardo, di una carezza dei tuoi cari nel momento supremo. Non sapremo mai quale sia stato il tuo ultimo pensiero, ma il cuore ci dice che è stato per noi, la tua famiglia, a cui hai dedicato tutto te stesso, le tue energie migliori, il tempo, senza mai risparmiarti, senza vacanze, senza distrazioni, per dare il massimo di cui eri capace. Eri di modi semplici, essenziali, ma nascondevi emozioni e sentimenti intensi e a lungo vibranti. Talvolta, ultimamente, quasi per un presagio, mi guardavi con i tuoi occhi azzurri traboccanti di tenerezza e mi sussurravi accarezzandomi la mano: “Lo sai che ti amo”. Io sapevo e, dopo quasi 55 anni di matrimonio, ci abbracciavamo come due ragazzini innamorati. Il nostro è stato un matrimonio “all'antica”. Era il 5 giugno 1965, avevi 28 anni. In quel giorno mi proposi di “farmi da parte”, per lasciare a te tutto lo spazio che ti sarebbe servito per sviluppare quelle potenzialità di spirito, di intelletto, di cuore, di competenza e sensibilità professionale, di cui il Signore ti aveva dotato. Le consideravo il segno di una vocazione speciale, che coinvolgeva anche me. Questa scelta di esserti sempre “accanto”, mai “davanti”, ha reso la mia vita di sposa molto felice. Quello era il mio posto: accompagnarti e sostenerti con il mio amore lungo tutta la tua vita. Amavi i nostri figli di un amore sconfinato, ma mai ostentato. So che li amavi più di te stesso e di ciascuno, nella loro diversità, eri orgoglioso. Come ogni padre, li avresti voluti sempre conformi alle tue attese, ma, se accadeva che qualcuno non fosse in sintonia con il tuo sentire, accettavi il mistero della sua libertà, certo che comunque, qualsiasi fosse la strada, il Signore lo avrebbe guidato al bene. La tua fiducia nella Provvidenza non ha mai avuto cedimenti: la sentivi presente e operante nella tua vita da sempre. La certezza che l'Amore di Dio guidasse il tuo cammino, ti ha dato forza e serenità in ogni momento, anche il più difficile. E questo desideravi prima di tutto per i nostri figli: che conservassero la fede. Ora che il passare dei giorni ci fa capire sempre meglio il tuo amore e il bene che ci hai donato, sento di doverti dire, con le lacrime agli occhi, una parola che nessuno ha potuto dirti nel tuo ultimo giorno. Da parte mia, dei nostri figli, dei nostri nipoti, delle nostre nuore, di tutte le persone che ti hanno incontrato e per cui la tua vita è stata una benedizione, grazie. VERONA

Maria Grazia Saitta

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