<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

I «no vax» cambino lavoro

Vorrei esprimere la mia solidarietà alle case di cura, rsa, o aziende ospedaliere che scelgono di lasciare a casa i sanitari «no vax». E mi auguro anche che qualche giudice troppo comprensivo non li reintegri senza il vincolo della vaccinazione imponendo alle aziende di pagare lo stipendio per il periodo di sospensione. Ma sappiamo che nei tribunali le cose, anche se abbastanza chiare per una mente razionale, prendono spesso pieghe bizzarre. Un sanitario «no vax», oltre a mettere in pericolo la vita dei pazienti che assiste, è anche una contraddizione in termini. È come sentir parlare di un muratore «no malta» o di un elettricista «no watt». Calzava bene anche un paragone con un addetto ai pozzi neri ma direi di tralasciare. Quindi, vorrei consigliare a questi signori, che praticano una delle professioni più nobili al mondo, di prendere in considerazione di fare altro. Se non credono in una delle conquiste più importanti della medicina, i vaccini, e se non sono convinti che la sicurezza dei propri assistiti sia più importante dei loro pregiudizi, direi che la comunità perderebbe ben poco da un loro cambio di professione. Luca Dal Canal VERONA

Suggerimenti