La vicenda dell’investimento del cagnolino a Valeggio pone due problemi: 1) chi ha un animale deve diligentemente custodirlo e quindi prima di tutto utilizzare il guinzaglio in luoghi pubblici; 2) l’investitore che non si è fermato, non va condannato alla pena del carcere, bensì, in aggiunta a quella pecuniaria prevista dal codice, ad una attività rieducativa, quindi in casi di questo tipo, a sorreggere personalmente nei canili o presso alcune famiglie in difficoltà, i tanti «Tombolo» ( nome del cane investito) che si trovano senza arti o senza alcuni di essi. La pena deve sempre tendere al recupero, in proporzione e simmetria con ciò che si è commesso. Franco Guidoni VERONA