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Dall’Ucraina alla moneta dei Brics

Fin dai tempi della scuola primaria ci hanno sempre raccontato gli aspetti positivi delle nostre guerre di liberazione, delle grandi rivoluzioni che hanno sconfitto i dittatori, e delle crociate per liberare il Santo Sepolcro, il tutto infiocchettato di buoni propositi e con la narrazione di gesta eroiche. E così siamo cresciuti con la convinzione di essere fortunati di appartenere ai buoni che sconfiggono i cattivi. Qualcuno magari, nel tempo, si è preso la briga di approfondire certi argomenti ed ha scoperto che ciò di cui era convinto non rispondeva a verità e che la verità era molto più complessa e articolata. Una per tutte, che i nobili intendimenti della narrazione mascheravano in realtà lotte di potere e grandi interessi economici, che nulla avevano a che fare con gli interessi del popolo e con la decantata democrazia, cioè il governo esercitato dallo stesso popolo. Questa premessa per introdurre l’attuale situazione geopolitica. Che la guerra in Ucraina sia fatta per la libertà del popolo ucraino la possiamo assimilare alle primavere arabe fatte, dalla narrazione, per liberare dalla dittatura i popoli arabi, in particolare libici. Guarda caso però, Gheddafi stava organizzando una moneta panafricana che avrebbe sostituito il franco Cfa gestito dalla Francia e circolante nelle ex colonie francesi. Come è noto, chi gestisce la moneta, gestisce l’economia e la Francia non intendeva perdere questo privilegio. Negli ultimi anni, i Paesi aderenti al sistema Brics, acronimo che sta ad indicare Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, al quale hanno aderito molti altri Paesi in via di sviluppo e che rappresentano oltre la metà della popolazione del pianeta, stanno costruendo un nuovo Sistema monetario non più dollarocentrico, che toglierebbe di fatto agli Stati Uniti la leadership finanziaria mondiale. Il presidente Trump con la sua politica «America first», aveva tacitamente accettato il multilateralismo, ma i grandi poteri finanziari, vicini ai democratici, noti esportatori di democrazia con le armi, lo hanno punito. Purtroppo non c’è spazio per approfondire il tema, che invece meriterebbe, ma forse possiamo dare al lettore uno spunto di riflessione. Adriano Dal Bosco VERONA

Adriano Dal Bosco

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