<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Corte d’Appello a Verona? Si poteva fare settant’anni fa

La presenza di rilievo di cittadini veronesi nelle cariche più importanti della nostra Repubblica legittima aspettative concrete di attenzione per la nostra città e il nostro territorio È legittimo dunque ripescare la speranza che il più rilevante centro distrettuale di esercizio della giustizia trovi una nuova sede territoriale e sicuramente Verona offre non solo gli spazi giusti, ma anche il maggior numero di cause civili e penali giudicate in secondo grado. Se l’auspicato nuovo distretto accorpasse i Tribunali di Rovigo e di Vicenza (che da poco ha assorbito Bassano), i processi decisi a Verona sarebbero di numero (e forse di importanza) superiore a quelli provenienti da Padova, Treviso e Pordenone. A favore di una Corte d’appello veronese militano dunque motivi di concreta organizzazione della giustizia e non già rivendicazioni puramente campanilistiche. Nel dibattito che L’Arena ha aperto sul tema, si sono ricordati alcuni dei momenti salienti di questa vicenda dimenticando - a mio avviso - la testa e la coda (il «c’era una volta» e il «vissero felici e contenti», per intenderci). E non sono elementi banali. Nei primi anni ’50, il Ministro Guardasigilli (così si denominava il Ministero della Giustizia) era il veronese Guido Gonella, il quale aveva risolto la questione sul piano economico (tema da non sottovalutare neppure oggi), trovando nelle righe del bilancio 50 milioni da destinare alla Corte d’Appello a Verona. Considerando i trasporti di allora, la scarsità di mezzi di comunicazione e la qualità molto elevata degli avvocati veronesi (Trabucchi, Devoto, Righetti, Donella, Sancassani senior tra gli altri) la proposta avrebbe dovuto ricevere un accoglimento entusiasta. Non fu così: il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di allora manifestò una precisa opposizione ed in due sedute liquidò la questione. Devoto, unico avvocato veronese di caratura nazionale dal dopoguerra, uomo di rara ironia, sosteneva che gli avvocati veronesi preferivano andare a Venezia «a mangiare i folpetti» ( parole sue). Forse non era così: si pensava allora e si pensa adesso che la distanza anche fisica tra i magistrati dei due gradi di giudizio consentisse una maggiore imparzialità. Si è poi ricordato che il tema fu ripreso da Nicola Pasetto nei primi anni ’90 ed è vero. Occorre ricordare però che la proposta di legge era piuttosto carente e lo stesso Pasetto ricevette dall’Ordine degli avvocati di allora una sostanziale correzione di rotta normativa. Al nuovo progetto si accodarono altri parlamentari veronesi. Il segretario dell’Ordine, padre di una neo deputata veronese, ottenne ascolto dal viceministro Ajala. Erano però i tempi in cui si riscriveva la geografia giudiziaria del nostro Paese e fu buona grazia se si riuscì a salvare il Tribunale di Soave. Tribunale che venne chiuso pochi anni dopo per mancanza di personale. E questo tema si ripropone oggi nel nostro Tribunale, dove mancano cancellieri con rallentamento del lavoro, particolarmente nel settore penale. Non è dunque pessimistico pensare che questa ripresa del tema sia destinata a non raggiungere il risultato auspicabile e auspicato. Con il Covid abbiamo imparato a partecipare alle udienze in videoconferenza; il processo telematico ha ridotto gli adempimenti e l’intelligenza artificiale sta riducendo il numero delle cause. Sarà purtroppo gioco facile contrastare questa proposta. Eppure Verona avrebbe necessità di alcune magistrature decentrate: il diritto industriale e societario, che vede nella nostra città magistrati di grande bravura che potrebbero riprendere il lavoro tolto loro dalla riforma del ’10. Un rafforzamento dell’organico (magistrati e cancellieri) sveltirebbero la soluzione delle vertenze; una sezione distaccata della Corte potrebbe trattare gli appelli alle sentenze veronesi, rodigine e vicentine. Insomma: non si pretende di avere le tre Corti siciliane o i nove Tribunali piemontesi, ma qualcosa di efficiente e funzionale: alcune sezioni della Corte, nulla di più. Peraltro non ci mancano i contenitori di questa nuova realtà. Una volta si parlava del Campone, che avrebbe chiuso il terzo lato della cittadella della giustizia. Insomma si era pensato a tutto. E siccome oggi anche a Verona si mangiano ottimi folletti...

Lamberto Lambertini

Suggerimenti