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C’è un poeta in ogni persona e viene prima la vita umana

Desidero porre una riflessione sull’Intervento di Gianpaolo Trevisi intorno alla «gentilezza possibile» («quando sono ammanettati rimangono persone») su L’Arena del 30 giugno. «Ovunque vi sia un essere umano vi è possibilità di gentilezza», scrive Trevisi, ricordando Seneca come suo maestro di vita. «Le persone», prosegue, «sono sempre state le mie stelle polari, non c’è stato un solo momento dei miei vent’anni in questura in cui io non abbia provato, nei diversi uffici dove sono stato insieme a tantissimi colleghi, a girare armato di gentilezza e sorrisi, ancora prima che di pistola e manganello; davanti a persone che piangevano in tutte le lingue del mondo negli affollatissimi corridoi dell’ufficio immigrazione». Freud aveva ragione a dire che «in ogni uomo c’è un poeta e l’ultimo poeta finirà con l’ultimo uomo». Questo poeta è un poliziotto e questo fa ben sperare oltre che sostenere la nostra fiducia. Qui l’atteggiamento umano/sociale e quello poetico e politico coincidono perchè sono entrambi atteggiamenti di ricerca, di progettazione, di scoperta e di invenzione. Agire in questo modo significa mettersi davvero in gioco per trasformare le istituzioni, avendo il potere di modificare gli assetti del potere portando la «carità» nelle istituzioni, ossia ciò che rende possibile una loro vera e propria poetica. Il potere necessita della fede e della speranza come braci per legittimare la sua esistenza, ma è la carità a stimolare la cura per il carattere inviolabile e immensamente sacro della vita umana. Idalgo Carrara Verona

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