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Assistenza la ricreazione è finita

Fino ai primi del ‘900 lo Stato si occupava di sicurezza esterna (guerra), di sicurezza interna cioè ordine pubblico e criminalità, di giustizia, di opere pubbliche per cui non c’erano soldi. Poco altro. Fu ai primi del ‘900 ma poi sviluppata nel Ventennio, che si scopri la sicurezza sociale cioè le pensioni in cui lo Stato era solo il garante. Fu solo nel 1978 che fu varata la riforma sanitaria e si stabilì il diritto alla cura, ma solo per le malattie medicalmente accertate. Anche le invalidità al lavoro furono tutelate se medicalmente accertate. In quegli anni il socialismo produsse l’illusione che lo Stato potesse supplire a tutto e così fra gli altri errori furono inventate le baby pensioni e l’industria di Stato. Quelle «rivoluzioni» sociali costarono. Il debito pubblico che era pari al 27% del Pil nel 1964, arrivò al 107% del Pil nel 1992. In termini assoluti il debito passò dai 5,5 miliardi di euro del 1964 agli 850 del 1992. Un disastro economico e sociale cui si pose rimedio fissando il criterio che da allora il deficit dello Stato sia nei limiti della somma annua di interessi. Bene o male attorno agli anni ’80 del secolo scorso si raggiunse un equilibrio: fu definito lo stato sociale e si diede tacito consenso all’evasione fiscale di massa. Nel 2018 con l’arrivo dei Giallo-Verdi il blocco del deficit alla quota interessi è parzialmente saltato. Parzialmente perché l’Europa bloccò le velleità Giallo-Verdi. Il tema politico attuale sta nel decidere se lo Stato debba sobbarcarsi altri oneri o se invece è più opportuno che riduca le tasse a chi le paga. Propendo per la riduzione delle tasse ed anzi per dare a ciascuno il suo e nulla di più. Se c’è qualcuno che crede indispensabile il reddito di cittadinanza, bisogna stabilire che il reddito di cittadinanza si paga nei limiti di una tassa di scopo volontaria che lo finanzia. Analogamente per le pensioni. Si va in pensione quando si vuole ma si deve accettare che la rendita sia quella derivante dal cumulo dei contributi pagati diviso per gli anni di aspettativa di vita. L’immigrazione di qualsiasi genere deve avvenire nei limiti di una tassa di scopo pagata da chi ha bisogno di manodopera straniera e da chi è a favore dell’accoglienza sempre e comunque. Se un’azienda è in difficoltà al più dovrà trovare aiuto in un fondo pagato dalle stesse aziende senza oneri per lo Stato cioè per la comunità dei cittadini. In sostanza, la ricreazione è finita. Si torni a San Paolo che ammoniva gli «intellettuali» del suo tempo: chi non lavora non mangi! Bruno Gilioli SOAVE

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