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Anderloni, teatro e guerra Domani esce «L’Osteria»

Narrare l’ingiustizia e il dolore, il dovere e l’ostinazione di non dimenticare la tragedia della Grande Guerra in un modo originale. È uno degli obiettivi del testo teatrale «L'Osteria del tempo fermo», in edicola con L’Arena domani, giovedì 12 agosto, a 9,90 euro più il costo del quotidiano. L’opera, edita da Cierre Edizioni e scritta da Alessandro Anderloni, ispirata a un racconto di Mario Rigoni Stern, parla di un’osteria sull’antico confine tra Veneto e Tirolo. Siamo nel 1917, da anni la guerra tormenta le montagne. Sui vecchi tavoli un minestrone ha sfamato generazioni di mercanti, contrabbandieri e soldati. Borromeo, il figlio dell’ostessa Maria, mandato a combattere una guerra che non voleva, non ha più fatto ritorno. L’annuncio della sua morte è custodito nella lettera che la madre stringe al petto. Di notte, ad ascoltare il fuoco nel camino che racconta storie, popolano l’osteria i fantasmi di ufficiali e soldati, un cappellano militare, un onorevole interventista, una sposa e una madre, una crocerossina e una maestra, il vecchio contrabbandiere Toni. Tra di loro ci sono anche Borromeo e la sua dolce Nina, in attesa che il tempo torni a muoversi e li lasci finalmente andare. Molti anni dopo arrivano due giovanissimi, alla ricerca di un passato lontano. Ma l’osteria è rimasta ferma a cento anni prima e i fantasmi che la abitano sono imprigionati in un segreto mai svelato. Il testo è nato nel 2015 con gli attori e le attrici della Compagnia Pietro Sossai dell’Istituto Marco Polo di Verona. Discutendo e improvvisando con i giovani che avrebbero interpretato lo spettacolo, lo scrittore e regista scaligero ha scritto un testo che ha poi rimesso in scena nel 2018 con la Compagnia Teatrale del Liceo Messedaglia di Verona, ampliando il numero dei personaggi. Quest’anno, centenario dalla nascita di Rigoni Stern, è venuta la messa in scena con la compagnia Le Falìe, e con essa questa pubblicazione. «Fermare un testo sulla pagina stampata significa in qualche modo ingessarlo», spiega Anderloni. «A ogni nuova messa in scena esso potrebbe trovare infatti nuovi adattamenti o stravolgimenti. Eppure sento che un testo teatrale vive anche del momento in cui diventa libro. Esso sarà l’unico esemplare a essere consegnato al futuro, anche se i suoi esiti più veraci resteranno quelli «scritti» sul palcoscenico. Ma se la sua messa in scena si perderà, svanirà come i fantasmi dell’osteria, la pagina stampata rimarrà e renderà possibili altri palcoscenici. E questo basti al suo autore».•. EM.ZAN.

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