Visita alla casa grin di Pierìn, l’eremita

Visto che a partire dal 2030 tutte le case dovranno essere grin - scrive la Olga - io e il mio Gino, per farci un’idea, siamo andati a trovare Pierìn l’eremita che una casa grin ce l’ha già e che per questo è finito sulla prima pagina della rivista Flintstones. «Èlo lu?» faccio al mio Gino. «Soto la barba me par ch’el sia lu» mi risponde. È sulla porta della sua casa di tronchi che guarda giù dalla collina brulla e sassosa che ha scelto per il suo eremitaggio. «Pierìn!» lo chiama il mio Gino. «Ci sìo?». Ci guarda con sospetto. Gli schiaffi del vento gli scarmigliano la lunga barba grigia. «Pierìn - insiste il Gino - émo fato insieme el concorso in ferovia». «Boia d’un can, alora te si el Gino. Vegnì rento e comodève». El Pierìn tira fuori un fiasco e poi ci mostra la casa, una sola stanza, una credenza, un tavolo, un letto di assi, tutto di abete. Le stoviglie sono in parte in legno e in parte scavate da lui stesso nella pietra. Ha una vecchia stufa a legna ma non l‘accende se non quando fa troppo freddo. «Quando la impìsso me ghe sento insìma e pó son a posto par ‘na setimana ma anca i goti i me tien in temperatura» ci dice. Non ha il frigo ma la giassaréta. L’acqua l’attinge da una sorgente dove bevono le capre. Non usa bottiglie di plastica né detersivi. Fa la lìssia come si faceva una volta, con la cenere. Si fa il bagno completo solo d’estate in un albio dietro casa, nelle altre stagioni si lava col sguàsso. «Emissioni zero, gnanca naturali parché me tratègno» ci dice. «E ‘sa màgnito?» gli chiede il mio Gino. «Go l’orto, magno solo verdura e i ovi de le me galine o, méio, i béo crui». Ci complimentiamo per lo stile di vita grìn. «El cesso ghe l’èto?» gli fa il mio Gino. «Come no! - risponde - l’eremita Pierìn - no gh’è scrito da nessuno parte che no bisogna avérghelo». «Me par che te vivi al scuro, no vedo lampadine». «Né lampadine né candele» ci dice. Si abbassa le braghe e ci mostra il sedere. «Me ghe sta cressendo el mùs-cio» ci dice.