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La posta della Olga

Via i giudizi astrusi dalle pagelle dei bimbi

Il giorno della consegna della pagella - scrive la Olga - il mio Gino, ai tempi in cui era scolaretto delle elementari, per tornare a casa prendeva la strada più lunga, la strada dei fossi dove si fermava a guardare i magnaroni. Temeva il giudizio dei genitori più di quello della maestra, di cui era pur conseguente. E il giudizio, quando andava male, era immancabilmente zoomorfo: «Te si un musso». E lui nascondeva la faccia nel piatto dei bìgoli. Allora c’erano i voti e la scala andava dal quattro al dieci. Poi c’era la condotta che non faceva media ma il sette era da riformatorio. “Musso”, in casa del Gino, era il grado più basso, poi si saliva al “mezzo musso” ma non si andava mai oltre se non nella misericordiosa pagella di fine anno la cui media dei voti era riassunta in un «Se no i t’à bocià l’è parché ghemo portà ‘na vérza a la maestra». Erano umiliazioni forti di cui il mio Gino soffre ancora, e nelle rare notti di intimità mi ricorda i suoi patimenti ma continua a illudersi che la verza possa essere un modo per uscire dalle difficoltà della vita. Col tempo i voti numerici hanno ceduto il passo ai giudizi. Negli ultimi diciotto anni si è cambiato quattro volte. Al momento valgono ancora i giudizi di quando era ministro la Azzolina, quella dei banchi con le ruote. Partendo dal basso sono: “in via di acquisizione”, “base”, “intermedio” e “avanzato”. La formula “in via di acquisizione” vuol dire che si è in attesa del mandato di cattura per chi ha inventato questa fumosa astruseria. Ora però si torna all’antico, non alle palette di “Ballando con le stelle”, ma ai giudizi sintetici che vanno dall’”insufficiente” all’”ottimo” con l’aggiunta forse di “gravemente insufficiente” che vale il “musso” in cui si è incarnato il Gino scolaretto. Ma sarà finita col ballo dei sistemi di valutazione? Neanche per sogno. Ogni nuovo governo ci rimetterà mano. La riforma della scuola si limiterà solo alla rivoluzione delle pagelle.

Silvino Gonzato

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