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La posta della Olga

Una giornata particolare al bareto

Dopo lo scandalo suscitato dalla ragazza-tavolino nonostante questa abbia detto che le è piaciuto fare da mobilia perché ha così espresso la propria arte, e dopo i tanti clamori provocati ormai da anni dalle infrazioni dell’orientamento ideologico in base al quale niente si può dire e niente si può fare che crei offesa o svantaggio a determinate categorie di persone, al bareto si è celebrata la giornata del “politicamente corretto”. Un evento clamoroso perché di norma, in fatto di “politicamente corretto”, gli avventori del bareto sono come una squadra di calcio con tutti i giocatori in fuorigioco. In pratica per un’intera giornata il ragionier Dolimàn e soci si sarebbero dovuti astenere dalle abituali discussioni e purgare il linguaggio del discorrere corrente, omettendo anche i consueti complimenti alla Beresina che avrebbero potuto avere una valenza sessista. Bando anche ai moti di spirito e alle partite a carte durante le quali si sarebbe potuto trascendere in imprecazioni che avrebbero potuto urtare la sensibilità della regina di cuori. Non era ammesso neanche il «quéla che t’à cunà» e quando el Tegolina si è schiarito la voce, come fa quando sta per raccontare una barzelletta, è stato colpito con una gomitata allo stomaco. Uno ha chiamato “monsignore» l’ometto dell’igrometro che normalmente viene subissato di epiteti sessisti. «Ipocrita» gli ha gridato in faccia el Toni Cóa. El bareto non era più el bareto, si era snaturato. «Visto che no se pól dir gnente e far gnente de politicamente corèto - ha esclamato el ragionier Dolimàn - stémo in silènsio tuta la giornada - vin in boca e brassa conserte». Ed è calato un irreale, per il bareto, silenzio conventuale rotto solo dal cozzare di bicchieri e dei fiaschi su cui non gravava alcun divieto. Gli ordini venivano impartiti a gesti. Per un doppio Lugana si indicava due con le dita di una mano. Solo i pensieri erano ammessi. Ed erano tutti politicamente scorretti.

Silvino Gonzato

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