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Troppi imprevisti sulla via del baccalà

Chi viaggia in aereo per turismo in questo periodo - scrive la Olga - deve mettere in conto che il viaggio di ritorno possa venire cancellato e, in attesa di un volo, di doversi adattare per qualche settimana, a convivere - dipende dalla destinazione - con gli Inuit della Groenlandia, con i Sami del nord della Norvegia, con gli Himba della Namibia o con i nomadi Yoruk della Turchia e magari di trovarsi talmente bene da non voler più tornare a casa. Scioperi, carenza di personale, provvedimenti anti Covid e chissà cos'altro stanno costringendo le compagnie aeree di tutta Europa a lasciare a piedi centinaia di migliaia di passeggeri. In questo quadro la notizia più sconfortante è che una comitiva di veneti, tra cui due veronesi, una volta raggiunta Oslo, non ha potuto completare il viaggio lungo la via del baccalà che avrebbe avuto come destinazione finale Rost, la capitale dello stoccafisso. Colpa di uno sciopero dei piloti, cosa usuale dalle nostre parti ma che nessuno avrebbe mai immaginato capitasse anche sotto i cieli chiari della Norvegia. Fatto sta che la confraternita del baccalà, non solo non ha potuto coronare il proprio sogno ma ha dovuto aspettare una decina di giorni - alcuni senza valigie, perse nel trambusto - prima che un aereo la riportasse in Veneto. E, se dobbiamo dare credito al filosofo, psicologo e sociologo Strusa, un vacanza prolongée non sempre è gradita, specie se non hai le mutande di ricambio. Ricordo di quella volta che, essendo io e il mio Gino, andati a Roma per vedere il Papa, che non abbiamo poi visto, una delle valigie, quella di mio marito, è andato smarrita, forse imbarcata su un volo per l'Arabia. Per fortuna nella mia avevo abbastanza mutande perché il mio Gino ha dovuto usare le mie, con i pizzi e la farfallina sul davanti. Per questo non abbiamo visto il Papa: essendo mio marito conciato a quel modo, anche se non si vedeva, ci era sembrato irrispettoso, se non sacrilego, presentarci in piazza San Pietro. Chiusa la parentesi, oggi sono di moda i viaggi a tema, come quello del baccalà. El Memo e la Clara sono partiti sulle tracce di Carlo Códega ma un malaugurato scambio di aereo li ha depositati su un'isola dove quasi tutti gli abitanti sono trichechi dei quali non conoscono la lingua.

Silvino Gonzato

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