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Tra Sboarina e Tosi duello all'ultimo nastro

Ricordo di una nave varata tre volte - scrive la Olga - La prima dal ministro della Marina mercantile Giovanni Gioia, la seconda dalla madrina e la terza dall'arcivescovo di cui si erano dimenticati e si era presentato senza che nessuno l'avesse invitato. Questo accadeva molti anni fa al porto di Castellamare di Stabia. Ma le doppie o triple cerimonie di inaugurazione ci sono sempre state. A Cremona il monumento a non so chi venne inaugurato tre volte da tre sindaci diversi. Bastava spostarlo in un altro luogo per aver diritto a un nuovo taglio del nastro. Questo genere di cerimonie è importante perché dà visibilità, vale più una inaugurazione che una mezza dozzina di ordinanze. È scritto nel Manuale del Bravo Sindaco di cui non so perché ho trovato copia scalcinata tra le batarìe della cantina: «Il bravo sindaco deve pensare soprattutto a tagliare nastri e non conta se l'opera che inaugura sia importante o meno perché importante è il gesto, sempre che sia immortalato dai fotografi, ripreso dalle televisioni e ci sia una discreta folla plaudente». E il manuale fa un esempio: «Il bravo sindaco inaugurerà qualsiasi cosa, foss'anche un vivaio di tartarughe nane di cui non ha alcun merito ma che acquisirà col taglio del nastro». A Parona, in questi ultimi giorni, si è verificato il caso della doppia inaugurazione della scuola dell'infanzia. Sboarina ha azzannato il nastro con le forbicione ma qualche ora prima l'ex sindaco Tosi aveva inaugurato per conto proprio rivendicando la paternità dell'opera, progettata e finanziata, come ha detto, all'epoca in cui era sul caregón di Palazzo Barbieri. Nello stesso modo Tosi si era comportato gettando el capèl sul nuovo palazzetto dello sport di borgo Roma prima che Sboarina ci buttasse il proprio. Il Manuale del Bravo Sindaco non contempla casi del genere per cui, secondo me, dovrebbe essere aggiornato. Sono convinta che da qui alle elezioni di giugno scene del genere si ripeteranno e che i due contendenti arriveranno a incrociare le forbicione in un duello all'ultimo nastro, magari all'alba quando l'uno si sentirà sicuro di aver anticipato l'altro e se lo troverà invece a fianco a braccio armato. «Tóca a mi». «No, tóca a mi». E zó sforbezade.

Silvino Gonzato

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