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la posta della Olga

Solo l'archeologia può mettersi di traverso

C’era bisogno di un «evento storico», come l’assessore Ferrari con entusiasmo giovanile definisce l’unificazione dei sottopassi di Via Città di Nimes, per destare la città dal sopore di decenni immobili. Le occasioni per entrare nella Storia sono rare, di solito sono treni che tirano dritto senza fermarsi, a dispetto della paletta alzata dal capostazione. Ma stavolta, malauguratamente per la maggior parte dei cittadini che attribuiscono ben altra valenza agli eventi storici, il treno si è fermato e ne sono scesi in gran numero ingegneri con rotoli di grafici sotto le braccia, tecnici di ogni risma, sotto-ingegneri, mastri e capomastri, architetti con i loro assistenti, maestranze e manovali con copricapi a barchetta di carta di giornale e con una mano serrata attorno al mànego de ’na cassóla, un circo industrioso, insomma: il circo della tanto detestata filovia i cui lavori cominceranno (o, meglio, riprenderanno dopo un primo aborto) in aprile subito dopo i cin cin del Vinitaly. Contemporaneamente, o con tempi un po’ diversi, l’"evento storico" si concretizzerà con la devastazione dei quartieri già duramente provati dal calvario di mesi di cantieri finiti a schifìo sotto l’amministrazione Sboarina e che con le redini in mano a Tommasi pensavamo destinati per sempre all’archivio degli incubi. In una sola cosa possiamo sperare: nella vendetta di antichi defunti disturbati dalle ruspe nel loro sonno eterno. È già successo nel 1989, l’anno prima dei mondiali di calcio, in cui scavando per i sottopassi di Via Città di Nimes e di Porta Palio, si trovò una vasta necropoli romana che rallentò i lavori. Verona ha la caratteristica di avere più roba sotto che sopra ed è più che probabile che anche stavolta ci scapperà il morto, molti morti, un cimitero quasi intatto, magari un’Arena sotterranea ottimamente conservata, ma basterebbe l’elmo di Alboino smarrito dal re longobardo in una scorribanda e ammaccato come un pitale perché la Soprintendenza si mettesse di traverso per ritardare l’«evento storico». La retorica è perdonabile ma mettere a soqquadro la città per una filovia inutile che è un’opportunità solo per le ditte che ci guadagnano e per il Comune che si salva dalle penali, non è tollerabile.

Silvino Gonzato

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