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Si rompono i tubi e la cultura si ferma

È sempre questione di tubi, - scrive la Olga - di tubi che si rompono, per cui il liquido che vi scorre dentro schizza fuori ed è un casino. Stavolta è capitato alla Biblioteca Civica, il tempio della cultura, che resterà chiuso per un mese. Si sono rotti i tubi dell’impianto di climatizzazione e le perdite d’acqua hanno fatto saltare la luce e l’apparato informatico. A memoria di uomo o di donna di cultura non è mai successo. I libri e i manoscritti che non si possono consultare sono pagine morte. Alla Civica, Salgari cercava nelle carte il lago Wateciàva e probabilmente, come dice il professor Reguèsta, è nato Sandokan, l’eroe degli eroi salgariani; il filosofo Strusa (vivente) vi ha scoperto il pensatore indiano Mudàn Mudandàssa, il Pindemonte vi passava intere giornate, il Betteloni anche, il Barbarani era di casa e si portava il fiasco di vino. Altri Salgari, Betteloni, Barbarani e Strusa (speriamo di no perché di Strusa ce ne sono già troppi in giro) potrebbero nascere e un giorno potrebbero dire che la loro crescita è stata ritardata dalla rottura dei tubi della Civica, una grave responsabilità per chi non ha eseguito con perizia la manutenzione. Centinaia, se non migliaia di studenti vi vanno a studiare e a preparare la tesi di laurea e ora, come ha detto l’assessora La Paglia, saranno dirottati nelle biblioteche di quartiere, dove non andranno. Insomma, per un mese la cultura segnerà il passo e vi sarà un regresso nelle conoscenze che non verrà indennizzato (La Paglia non ne parla). Non sono mai andata in Biblioteca perché mentre facevo le scuole basse non serviva e poi, dopo le medie, ogni volta che ci passavo davanti mi metteva in soggezione. Quando poi mi sono sposata col mio Gino, qualche volta gli dicevo «Fémo un saltìn rénto?» e mio marito mi scoraggiava: «Appena rénto i ne vede in fàcia che sémo ignoranti come sape e i ne cassa via». Però sui gradini dell’ingresso ci siamo seduti a mangiare un gelato e la gente (questa era la mia impressione, anche se da tempo non si entrava più dal portone ma da un’altra parte) ci guardava come dei letterati in pausa e io mi davo delle arie. Ora è tutto chiuso, i libri dormono, i preziosi manoscritti ronfano, i tubi spandono e la cultura va in vacanza coatta.

Silvino Gonzato

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