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Seduti in un bar in Bra a contare i veri turisti

A Pasquetta, dopo essere andati a mangiare le trippe e i ovi duri alla Trattoria dai Onti - scrive la Olga - io e il mio Gino ci siamo seduti a un tavolino all'aperto di un bar di piazza Bra. Era tanto che non ce lo concedevamo. Ci sentivamo dei sioréti perché noi i bar e i ristoranti del Listón li abbiamo sempre ritenuti posti da sioréti. Per non spendere tanto abbiamo ordinato due caffè, uno liscio per me e uno corretto con la grappa per il mio Gino. C'era un sole splendido che mi metteva di buon umore mentre mio marito, che ama l'ombra, si lamentava che gli sudassero le leséne, cioè le ascelle. «Più te ghe pensi e più le te suda» gli ho detto e, per distrarlo, gli ho proposto un gioco. Si trattava di distinguere nella calca di piazza Bra i veri turisti, vale a dire i foresti che alloggiano negli alberghi, dagli indigeni o dai gitanti a ore che vengono dai paesi della provincia o dalle città vicine, i smòrsega e scapa, come li chiamano, sempre che no i scapa prima ancora de smorsegàr. «Sti qua sentà vissìn i me par dei gaiói» mi fa il mio Gino sottovoce. In effetti turisti non erano, ma due chiassose coppie di un'isola linguistica non identificabile. Io passavo in rassegna quelli che ci sfilavano davanti sul Listón come su un tapì rulàn: «Turista italiano, turista straniero, indigeno, smòrsega e scapa, scapa sensa smorsegàr». «Te ghè l'òcio cinico» mi fa il mio Gino. «No, gò l'òcio statistico - gli rispondo - e me par che i veri turisti i sia gran póchi. Quei lì i me par tedeschi, no te pàreli tedeschi?». Era una giovane coppia con dei bambini. Lui era rosso come un gambero e lei indossava un cappello di paglia più grande di un ombrellone di piazza Erbe. «Vào a domandàrghe» mi fa il mio Gino. «Sta chièto - gli dico - vuto far la figura del mona anca qua?». E mentre continuava ininterrotta la sfilata sul Listòn, pensavo al fatto che le categorie economiche della città e gli stessi politici vorrebbero arrivare ad avere una città di soli turisti, senza residenti e senza i smòrsega e scapa. A loro non interessa una città piena come 'n óvo com'è successo a Pasqua e Pasquetta se i turisti che spendono e che riempiono alberghi e ristoranti sono ancora pochi. Anch'io e il mio Gino siamo improduttivi. Un caffè non basta.

Silvino Gonzato

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