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La posta della Olga

Ricordare la povera Giulia con la visita a una cantina

Vorrei partecipare anch’io - scrive la Olga - alla camminata contro la violenza sulle donne in memoria di Giulia organizzata dal Comune di Lavagno e dall’associazione Mamme Volonterose, ma senza dover pagare i richiesti dieci euro di iscrizione, non perché non abbia dieci euro da spendere ma perché la solidarietà non dovrebbe avere niente a che fare con gli schei. I dieci euro sono il prezzo di una visita a una cantina per un aperitivo e, con l’aggiunta di due, si ha diritto a una pastasciutta nella baita degli Alpini. Né la visita alla cantina né le lasagnette al ragù mi sembrano legare molto con la solidarietà a Giulia, anche se parte dell’incasso verrà devoluto al centro antiviolenza Petra. Potrebbe essere una mia lacuna ma non ho mai sentito di una fiaccolata con sosta in un’osteria né di una marcia per la pace con pranzo o cena in una pizzeria. Però può aver ragione il sindaco di Lavagno quando sostiene che «ci si deve concentrare sul fine, non sul mezzo con cui si veicola il messaggio». Sono felice di dedurne che anche la visita a una cantina e una pastasciutta dagli alpini possono ispirare momenti di riflessione sui femminicidi. Comunque io vorrei partecipare senza pagare, saltando la cantina e le lasagnette. Dopotutto, nessuno mi potrà impedire di calpestare il suolo pubblico e di respirare l’aria pubblica. Non intralcerei il cammino dei paganti, mi porterei da casa un panino, sgranerei il rosario, se mi venisse da piangere lo farei sommessamente, terrei lo sguardo basso e lo alzerei solo quando fossi sicura di non inciampare in un sasso, porterei in seno un fiore afflitto e mi asterrei dal gridare slogan ritriti. Non visitando la cantina - anche se per il sindaco la cantina fa parte dell’afflato solidale - e non entrando nella baita degli alpini, sono sicura che niente mi potrebbe distogliere dai miei pensieri per Giulia. Se mi vogliono sono pronta ma che non mi chiedano un euro. Se invece è solo un’allegra scampagnata novembrina lo dicano.

Silvino Gonzato

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