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La posta della Olga

Preghiere maschere e turismo

Due anni fa - scrive la Olga - Verona è finita su tutti i giornali umoristici del mondo, quelli della Cocincina compresi, per aver fatto coincidere la Festa di Ognissanti e la commemorazione dei defunti col Bacanàl del Gnoco. Quest’anno le vedove afflitte non saranno inondate di coriandoli sulla via dei cimiteri, ma resta pur sempre la mascherata macabra di Àllouin a marcare il confine tra le celebrazioni austere di una volta e quelle di adesso. Ed è con questa nuova visione balenga, ma al passo coi tempi, che gli operatori turistici temono che la città non faccia il pienone come l’anno scorso. Ognissanti e Tutti i Morti sono principalmente (ma non per tutti) Àllouin, un’occasione per fare bàito nelle case affittate per una notte da scheletri pop rock dal fiato alcolico. I cimiteri sono pieni di fiori, e questo è consolante, ma che ci sia chi imposta il proprio ragionamento solo in termini di turismo e di schei è desolante. «Te ricòrdito Gino?». E il mio Gino ricorda di quando eravamo all’età della pietra, cioè solo delle lapidi, e l’alternativa “Dolcetto o scherzetto” non era ancora una tentazione per i diabetici e non esistevano ancora gli eco-ansiosi. Faceva un freddo boia, baveri rialzati e candele che sfrigolavano nella nebbia pungente. Ricordo di quella volta che era nevicato e al mio Gino sono venute le buganse per essere stato troppo a lungo sulla tomba del Pino che non era un suo parente «ma el fazéa un vin casalìn bon assè» si è giustificato. Ai bambini piace Àllouin ma non li posso vedere pitturati da zombi, hanno tutto il tempo per diventarlo quando saranno grandi e non avranno neanche il bisogno di sfigurarsi.

Silvino Gonzato

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