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La posta della Olga

Paludi e zanzare. Il Gino ricorda

Mentre il virologo Burioni lancia l’allarme zanzare - scrive la Olga - il parlamento europeo vota la legge per il ripristino della natura che implica, tra l’altro, il ritorno delle paludi che, come tutti sanno, sono il regno delle zanzare. Se poi le farfalle non saranno in numero sufficiente, secondo la legge dovrà essere abbandonata la coltivazione dei campi a favore dell’estensione delle praterie in cui però non potremo pascolare le vacche perché sostituite dalla carne sintetica. Non è finita: dovranno essere spianati gli argini dei fiumi e abbattute le dighe in modo che le acque non trovino ostacoli. L’incongruenza di questa normativa sta nell’assenza di alcun riferimento al fatto che in una natura tornata allo stato primordiale l’uomo non debba tornare a camminare a quattro zampe. Nulla si dice anche a proposito di chi debba contare le farfalle e se in ogni nazione verrà istituito un ministero apposito. Il mio Gino sostiene che il parlamento europeo è diventato un manicomio e che dovrebbero essere messe in atto tutte le misure restrittive adottate nei ricoveri di questo genere. Ma nel mentre invoca camicie di forza, in mio marito riaffiora il ricordo di quando tra San Michele e l’Adige c’era una palude che chiamavano laghetto. Era circondata da un folto canneto che a stento faceva penetrare qualche raggio di sole e ci si andava a pescare i pesci gatto. Tirata in secco nel pantano della sponda, c’era una barca nera, di quelle che talvolta si vedevano attraversare il fiume da riva a riva. Si pescava con la canna fissa e all’amo venivano infilzati come esca i “sentaìni”, i vermi rossastri che si trovavano grattando il terreno attorno.
La palude era profonda e di un certo Pimazzoni, detto Pima, un giorno si trovò solo il cappello fermo sull’acqua densa. Lui era sotto, morto annegato, e lo tirarono su i pompieri. Non so se col ripristino della natura, tornerà anche la palude di San Michele. A quei tempi l’uomo era già bipede e c’erano zanzare grosse come fringuelli.

Silvino Gonzato

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