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La posta della Olga

Pagheranno per riavere la casa come era prima

di Silvino Gonzato

C’è un palazzone in borgo Venezia - scrive la Olga - che, invece di avere tratto beneficio dal superbonus, ha preso una tale bidonata che i condòmini, che si erano sfregati le mani per il “tutto gratis”, non scorderanno facilmente. Imprigionato in ragnatele di ponteggi da tre anni per il cappotto alla moda che avrebbe “trainato” nuove caldaie, nuovi infissi e nuovi portoncini d’ingresso, il tutto a spese dello Stato, è ancora lì senza che niente sia stato fatto se non l’essere stato qua e là sfigurato da martellate e trapanate. In questi tre anni l’amministratore ha proposto in successione quattro ditte: la prima, romana, nata come tante altre appositamente per acchiappare la coda della calcinculo, è rimasta al palo per precedenti guai giudiziari dei titolari; la seconda dopo aver dato qualche martellata si è dileguata; la terza, mezza fallita, le martellate se l’è data sulle unghie e la quarta non si è mai vista. Quattro ditte e gnanca una de bona. In quel palazzone abita la mia amica Rosalba che, pur non avendo votato a favore del superbonus assieme a pochi altri condòmini sospettosi del “tutto gratis”, ha dovuto subire il volere della maggioranza fidente. «Son ne le pétole, Olga» mi dice sconsolata. Oltre a dover pagare una pesante quota all’avvocato che, come l’ambasciatore in un ultimo atto di una commedia di Molière dovrebbe mettere d’accordo tutti, dovrà sborsare la sua parte anche a una nuova ditta, la quinta, che dovrebbe rifare l’intonaco e restituire al condominio la facciata come era prima che venisse in parte scortecciata. E l’amministratore che ha scelto quattro ditte una peggiore dell’altra? Non paga. Ci ha smenato la percentuale sull’affarone milionario ma per il resto, secondo il decreto dell’allora premier Conte, non ha colpe. Non importa se le ditte le ha scelte lui. L’assemblea, fidandosi, le ha votate e quindi è colpa di chi si è fidato. E adesso i condòmini pagheranno per avere la casa come era prima.

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