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Non ci pare neanche vero di essere tornati a vivere

Dalle finestre di casa - scrive la Olga - vediamo un albergo. Per due anni è rimasto aperto nonostante la pandemia ma né io né il mio Gino vi abbiamo visto entrare o uscire qualcuno che non fosse un'impiegata o un inserviente. Tenevamo d'occhio l'ingresso perché l'arrivo di un turista sarebbe stato un segnale di timido ritorno alla normalità. Tifavamo per l'albergo. Ma ogni giorno ci dicevamo: «Anca ancó gnanca un can». Avevamo addirittura paura che andasse in balón, che chiudesse e fosse trasformato in condominio. Sarebbe stata una disdetta avere un altro condominio nelle costole, con tutti quelli che stanno asfissiando il quartiere. Negli ultimi mesi l'albergo ha cominciato a riprendere vita. Vedevamo piccoli gruppi di turisti, un pullman, erano tornati i giardinieri a sagomare le siepi ed erano aumentate le sgaùie che venivano portate ai cassonetti. Prendevamo come indice di lenta resurrezione soprattutto la mole delle sgauie. Oggi, grazie al Vinitaly, l'albergo è pieno e sopra l'ingresso sventolano le bandiere, tranne quella russa che è stata sostituita da quella ucraina. Solo stamattina abbiamo visto quattro pullman scaricare gente e trolley. «Gino va a védar se iè italiani o foresti». Il Gino torna su e mi dice: «Un pullman el gà la targa giàla, el deve èssar foresto. El vin el ne sta salvando». Più che al turismo pensava al fatto che l'albergo non sarebbe stato trasformato in condominio. Ma ancora di più intendeva ribadire il concetto che il vino affratella i popoli e che se Putin bevesse el torbolìn del bareto, a tutto penserebbe tranne che a fare la guerra. Erano dunque arrivati anche i foresti. E altri ne sarebbero arrivati per Pasqua e, più avanti, per L'Arena. Dopo due anni penitenziali, stiamo tirando fuori la testa e non ci pare vero di tornare a vivere come prima della pandemia. Pur col pensiero alla tragedia del popolo ucraino e ai morti di Covid, ci stiamo ravviando le penne come le galline quando escono dal puinàr. «Gino, andémo in Bra a védar se gh'è zà movimento?». Ne ciàpa el borésso. Il Vinitay è appena cominciato ma i vesòti iè zà quasi suti. Brindiamo col calice in mano. A Verona!

Silvino Gonzato

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