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La posta della Olga

Ma i turisti vengono apposta per toccarla

L’argomento non vale granché - scrive la Olga - perché ormai di Giulietta, tra una cosa e l’altra, ne abbiamo piene le scatole. Ma al bareto è una serata fiacca, una di quelle in cui sono più gli sbadigli che le bevute ma se qualcuno comincia a parlare di qualcosa tutti gli vanno dietro. «Quanto casìn par ‘na teta sbusa!». El ragionier Dolimàn la butta lì quasi soprappensiero e dice che chi ha deciso di mettere la statua proprio lì, e proprio questo genere di statua, avrebbe dovuto saperlo che ci sarebbe stato un gran consumo della tetta più in vista. El Tegolina sta discutendo con la Beresina perché gli ha servito un mojito senza averci messo dentro il rametto di menta. «Te fa stesso el sgolmarìn? No go altro». El Fufa, scettico sull’idea del Comune di far decidere a Giulietta dove vuole essere toccata, propone di far proteggere la statua da vigilantes eunuchi e per essere capito da tutti fa il gesto della forbice. Ma, visto che tra i veronesi si è aperto un concorso di idee sul se e sul dove spostare il bronzo dello scandalo nonché sul come renderlo irraggiungibile ai palpeggiamenti “sessisti” nel caso dovesse restare lì, l’architetto Spegassi ha suggerito di issarlo su un piedistallo alto non meno di quello del re Vittorio Emanuele che sta in Bra. «Ma parché no métarghe intorno anca i reticolati co’ la scossa come ai recinti par le vache al pascolo e magari anca dei cavài de Frisia?» dice el Toni Cóa. El Miòla eccepisce che in questo modo si accosterebbe Giulietta a una manza. Da dietro al banco dove sta sciacquando i bicchieri la Beresina borbotta qualcosa. «Cossa dìsito Beresina?» le fa el ragionier Dolimàn. «Digo che se no se pol palpàrghe la teta a Giulieta, che l’è comunque ‘na roba stupida, no vien più i turisti, i vien aposta par tocàrghela, l’è ‘na tradissión e prima del novo buso el Comune no l’avea mai parlà de sessismo». «E alora ti cosa faréssito, Beresina?». «Stuparìa el buso. E stuparìa anche tante bóche».

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