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La posta della Olga

Levati dai piedi, Buck Voglio camerieri umani

Buck mi è antipatico - scrive la Olga - Non sprecherò mai un sentimento gentile per Buck, è il simbolo patetico del fallimento delle relazioni umane. Buck è un robot-cameriere da poco in servizio al Kfc di via Cairoli, dove si mangia il pollo fritto del Kentucky che non mangerò mai, non solo perché c’è Buck ma anche perché non capisco come si possa andare a rastrellare polli in Kentucky quando abbiamo i nostri. Mi rendo conto della difficoltà di reperire camerieri stagionali ma un robot cameriere tra i tavoli di un ristorante o di un fast food è l’ennesimo sintomo di disumanizzazione di quel poco di umano che è rimasto in una società in cui comanda sempre più la tecnologia. A pranzo o a cena in un locale ci si va non solo per pranzare o cenare ma per godere dell’atmosfera cordiale, dell’amabilità del personale, per magnificare el cógo o la cóga se si è rimasti soddisfatti, per scambiare qualche parola col cameriere. Mai vorrei trovarmi tra i piedi un robot. Molto meglio l’odore stantio di cucina della Onta della “Trattoria ai Onti”. Buck è più efficiente di un cameriere perché porta tre vassoi alla volta, non occorre metterlo in regola, non è iscritto ad alcun sindacato e non sciopera neanche se glielo ordina Landini in persona. Ma è portatore involontario di un messaggio drammatico: «Guardate, umani, che vi stiamo spodestando, che fra un po’ guideremo gli autobus e i treni, faremo i sindaci e i prefetti». Buck ostenta la glaciale e brutale indifferenza del mondo di oggi, dei centralini automatizzati, delle pratiche onlàin, del Cup che ti fa marcire in attesa al telefono, di tutto ciò che ci spersonalizza e ci riduce a essere come lui.

Silvino Gonzato

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